sabato 27 dicembre 2008

Poveri Garibaldini

depretis
garibaldini

Sono state riscoperte le suppliche dei ''garibaldini'' che parteciparono alla Spedizione dei Mille nel 1860, accompagnate dalle lettere di raccomandazione che Agostino Depretis (1813-1887), allora capo della Sinistra storica in Parlamento, rivolse al governo del neonato Regno d'Italia affinche' elargisse sussidi economici ai superstiti del corpo di volontari che al comando di Giuseppe Garibaldi sbarco' in Sicilia occidentale e conquisto' l'intero Regno delle Due Sicilie. Trenta lettere autografe firmate da Depretis, tutte scritte nel 1862 e relative all'episodio piu' famoso del Risorgimento, saranno battute dalla casa d'aste Bloomsbury a Roma mercoledi' 18 giugno con una stima intorno a 1.600 euro.Nella missiva del 17 aprile 1862 Depretis, che due anni prima era stato nominato da Garibaldi dittatore pro-tempore della Sicilia, raccomandava al segretario del ministero degli Interni l'istanza di tre garibaldini per un sussidio; lo pregava altresi' di mandare mille lire per soccorrere le famiglie di due maggiori garibaldini morti in battaglia. Di notevole interesse storico la lettera del 28 aprile del 1862, nella quale Depretis informava il segretario degli Interni di essere "letteralmente e quotidianamente assediato da garibaldini e specialmente dai Mille che chiedono soccorso e pane". L'allora ministro dei Lavori pubblici scrisse quindi al presidente del Consiglio Urbano Rattazzi pregandolo di "prendere un provvedimento anche provvisorio per questi due o trecento superstiti di mille". In attesa di una risposta dal presidente del Consiglio, Depretis pregava il segretario degli Interni di fargli il piacere di "disporre alcune centinaia di franchi" per cinque volontari garibaldini, di cui forni' i nominativi. Toccante e sofferta la lettera del 10 maggio 1862 in cui dichiarava di "doversi scaricare la coscienza" raccomandando al segretario "tre poveri infelici, che fecero parte della spedizione di Marsala e che ora versano in bisogni urgentissimi". Lo pregava di dare un sussidio di un centinaio di lire a ciascuno: "Le loro sofferenze ti assicuro che mi riescono intollerabili".

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