sabato 1 maggio 2010




Letto su www.amedit.it 

Il culto dei Palici
Nati dalla fantasia e dallo smarrimento della popolazione indigena di fronte al particolare fenomeno delle "acque ribollenti" e delle esalazioni mefitiche dei laghetti di Naftia, i Palici (noti anche con il nome di Delli o Crateri) rappresentano con grande probabilità un culto di origine sicula (secondo alcune fonti sono infatti figli del dio siculo Adranos), solo più tardi rielaborato e riadattato dai Greci di Sicilia. A questi risale probabilmente la tradizione che vuole i due Palici figli dell'amore adulterino tra Zeus (Giove) e la ninfa Etna (o la ninfa Thalia secondo altri).
 
Secondo il mito, il padre, temendo la gelosia della moglie Era (Giunone), sotterrò proprio nell'odierno territorio di Mineo l'amante che diede alla luce i gemelli nella forma dei due laghetti (o crateri). Oltre che come divinità del mondo sotterraneo, i Palici furono però venerati anche come protettori degli schiavi. Il loro santuario infatti fu soprattutto famoso nell'antichità come rifugio inviolabile per gli schiavi perseguitati dai padroni, ma anche come centro politico e, ancor di più, come sede di sacri giuramenti in cui chi si macchiava di spergiuro era immediatamente colpito dalla vendetta divina, in genere, con la perdita della vista. Secondo una tradizione, infatti, per determinare la veridicità di un giuramento chi lo pronunciava doveva stare in piedi guardando il cielo e, quindi, abbassarsi fino a toccare con la mano uno dei laghetti: rimane vittima dei gas esalati dai crateri o salvarsi significava essere colpevole o innocente. Secondo un'altra versione del mito, invece, nell'acqua dei laghetti venivano gettate delle tavolette sui cui era scritto il giuramento: le tavolette rimaste a galla provavano la veridicità del giuramento, quelle che affondavano la falsità e quindi la colpevolezza dell'accusato.

 

Nessun commento:

Posta un commento

motore ricerca

Siciliano.it - Il motore di ricerca siciliano cerca in: