Come ben si sa, il Papa sarà a Palermo domenica 3 ottobre. Si tratterà della sua prima volta in Sicilia. Ecco il programma della visita:
Continua a leggere »giovedì 30 dicembre 2010
mercoledì 29 dicembre 2010
domenica 19 dicembre 2010
AMEDIT MAGAZINE – SOMMARIO DICEMBRE 2010
Giuseppe Maggiore
Editoriale
Massimiliano Sardina
SPECIALE: Non è un Cattelan
Altri Teoremi, gli universi geometrici di Ernesto Sartori
Il Colore Arancio
Luca Bardaro
Bentornata Rossa di Sicilia
Mauro Carosio/Massimiliano Sardina
SPECIALE: Everyday Is Like Morrissey
Mauro Carosio
Musiche del Mediterraneo – intervista a Guido Festinese
Centro Culturale Paolo Maura
SPECIALE: Mineo ricorda il poeta Paolo Maura
Valentine Rossetti
The Sicilian Supremo - Il genio melanconico di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Massimiliano Sardina
Tutta colpa di Sciltian – intervista a Sciltian Gastaldi
Giuseppe Maggiore
La necessità della Poesia – intervista ad Andrea Antonio Siragusa
Giuseppe Campisi
Il potere dei simboli: come guidare con facilità le masse.
Gianluca Terranova
Lucia la Martire
Massimiliano Sardina
Pasolini. Dopo di lui il nulla, o quasi.
La dignità di Monicelli
Paranormal-Cinema: Alcune considerazioni su Paranormal Activity 1&2
Giuseppe Maggiore
Gli antichi mestieri. Una rivisitazione nel centro storico di Vicenza
Barbara Campisi
U Palazzu Gravina a Palagonia
Scuola primaria I. C. “Gaetano Ponte”
Pompei e i nostri siti archeologici in pericolo.
Associazione Amici delle Missioni
Iniziative Pro Guinea Bissau
Associazione Avis
La donazione: un “bene” sempre più apprezzato dalla nostra comunità cittadina.
SEGNALAZIONI:
Premio Imago Artis – Premio Nazionale per la Pittura e la Grafica
Paolina Nucifora – Da bambina vedevo gli angeli
Premio Artistico Maddalena Leonardo – IV edizione
SPONSOR: Modakì – In Domus – Az. Agr. Aranciopoli – Pizzeria La Crisalide – Crystal – Si. Bla. – Brancato Gioielli – Capital Cafè – I Portici Village - Panificio Barbagallo – Valenti S.G.M. – Centro Ortopedico Siciliano.
PER RICHIEDERLO: amedit@amedit.it
martedì 14 dicembre 2010
PREMIO NAZIONALE PER LA PITTURA E LA GRAFICA
PREMIO IMAGO ARTIS per i nuovi linguaggi dell’Arte Contemporanea
in collaborazione con AMEDIT Amici del Mediterraneo
Presenta:
PREMIO NAZIONALE PER LA PITTURA E LA GRAFICA
I Edizione (2011)
Rivolto ad artisti, illustratori e grafici d’ogni fascia d’età, operativi sul territorio italiano.
Si garantisce massima libertà espressiva sia per quanto concerne le tecniche creative utilizzate, sia per le tematiche affrontate. Non si tratta di un concorso “a tema”. Il fine del Premio IMAGO ARTIS è quello di individuare e promuovere personalità creative che padroneggiano linguaggi autonomi e specifici.
La partecipazione al concorso comporterà due livelli di selezione.
Modalità di accesso alla prima selezione:
l’opera (sia essa un olio su tela, un acquerello su carta o un’illustrazione digitale) dovrà essere fotografata in buona risoluzione e inviata in allegato via e-mail (formato jpg) all’indirizzo amedit@amedit.it unitamente a una scheda informativa dettagliata dell’autore, entro e non oltre il 30 aprile 2011.
Tutte le opere pervenute saranno attentamente valutate da una Giuria di qualità, composta da storici dell’arte ed esperti del settore. Al termine della valutazione verranno selezionate in via definitiva 12 (dodici) opere. I dodici finalisti saranno contattati personalmente dalla Redazione del Premio entro il 15 maggio 2011.
Modalità di accesso alla seconda selezione:
Le opere selezionate dovranno pervenire in formato fotografico cartaceo standard A4 (cm. 21x29,7) presso la sede AMEDIT di Palagonia (Catania). Tutti i dettagli vi saranno forniti dalla Redazione.
La prima opera classificata si aggiudicherà la copertina a tutta pagina della rivista AMEDIT, e un articolo ampio ed esaustivo all’interno della stessa; alle altre opere finaliste verrà dedicato un articolo corale (con tutte le immagini a colori e le informazioni sui singoli autori).
La segreteria di redazione è a disposizione fin da ora per ogni eventuale chiarimento all’indirizzo: amedit@amedit.it.
La partecipazione al Concorso è assolutamente gratuita per tutti i sostenitori del sodalizio Amedit.
N.B. Se non sei ancora iscritto, e vuoi concorrere con la tua opera, è sufficiente versare il contributo di Sostegno Annuale di 20,00 euro sul c.c. (Codice IBAN): IT 95 U 08713 84100 000000404176 intestato a: Associazione Amedit-Gli Amici del Mediterraneo.
domenica 12 dicembre 2010
san michele di ganzaria
San Michele di Ganzaria è un comune italiano di 3.779 abitanti della provincia di Catania in Sicilia.
Dista 14 km da Caltagirone, 34 da Gela, 52 da Enna, 80 da Ragusa e 89 da Catania.
Il territorio si estende su una superficie di 25,59 km2 ad un'altezza media di 490 m s.l.m. in zona prevalentemente collinare nei pressi della montagna della Ganzaria a sud dei monti Erei, nella Sicilia centrale.
La zona rurale è di gran lunga maggiore della urbana.
La fondazione del centro abitato risale all'anno 1000 e fu dovuta agli Arabi; ne è prova il fatto che alcuni nomi di contrade come Favara, Cuba, Giarrizza, hanno chiara etimologia araba.
Il casale continuò ad essere abitato anche dopo la cacciata degli Arabi e, durante la dominazione angioina, fu eretta la chiesa di San Michele Arcangelo detta anche "Fanum Gallorum", Tempio dei Francesi.
Il più antico documento sinora conosciuto riguardante il feudo della Ganzaria è un atto del 1276[1] che attesta il possesso del feudo da parte di Guglielmo De Padula. Gli succedette Attardo De Padula e, a questi, il genero Guglielmotto de La Timonia. Indi il feudo venne quindi confiscato avendo partecipato alla ribellione di Caltagirone del 1394 contro il re Martino I e, successivamente, concesso, presumibilmente attorno il 1395 a Ranieri Morana. In seguito passò nelle mani della potente famiglia dei Modica di Caltagirone e quindi ad Antonio Gravina, figlio primogenito di Agata Modica e Vassallo Gravina Speciale, detto "il Bellicoso", capitano negli eserciti di Carlo V.
Alla fine del XV secolo il casale era andato distrutto da un incendio e il paese venne ricostruito da Antonio Gravina con la stipula dei Capitoli datata 25 settembre del 1534. Il paese fu popolato dai profughi albanesi scacciati dall'occupazione turca. I Capitoli vennero confermati nel 1554 dal viceré Ferdinando De Vega; con essi il barone Antonio Gravina assegnava agli esuli greco-albanesi "tuctu lu feudu di Sanctu Micheli e tucta la Sausetta Soprana". Antonio Gravina morì nel 1558 e venne sepolto nella capella annessa al castello baronale in seguito conosciuta come chiesa del Carmine andata distrutta poi nel secondo dopoguerra. La baronia venne successivamente elevata a ducato nel 1625 per concessione del re Filippo IV di Spagna.
Dopo l'abolizione della feudalità, San Michele di Ganzaria divenne comune nel 1812. Nel 1832 fu visitato dai reali di Napoli, Ferdinando II delle Due Sicilie e Maria Teresa d'Austria che lasciarono in dono 100 monete d'oro affinché venisse rifatto il pavimento della chiesa madre.
martedì 30 novembre 2010
lunedì 15 novembre 2010
arrivederci maestro Pregadio
Tv, E' morto Roberto Pregadio, storico maestro de 'La Corrida'
Roma, 15 nov. (Apcom) - È morto questa mattina dopo una breve malattia il maestro Roberto Pregadio. Nato a Catania il 6 dicembre 1928 fu musicista, direttore d'orchestra e compositore, ma la popolarità arrivò dalla televisione dopo l'incontro con Corrado: divenne, infatti, la spalla storica del conduttore ne 'La Corrida'.
Dopo il diploma in pianoforte al Conservatorio di Napoli, divenne pianista nell'Orchestra di Musica Leggera della Rai nel 1960 e nel 1961 accompagnò Claudio Villa in un famoso concerto alla Carnegie Hall di New York. Negli anni '80 ha formato un sestetto di swing, il Sestetto Swing di Roma, con Franco Chiari al vibrafono, Baldo Maestri al clarinetto, Carlo Pes alla chitarra, Alessio Urso al contrabbasso e Roberto Zappulla alla batteria. Quando Gerry Scotti ha ripreso nel 2002 'La Corrida', dopo la morte di Corrado avvenuta nel 1999, il maestro Pregadio tornò in tv su Canale 5. Ma nel 2009, dopo 41 anni alla guida dell'orchestra del programma, decise di non parteciparvi più a seguito di dissapori con la produzione e in particolare con la curatrice Marina Donati, la vedova di Corrado, che voleva affiancargli, data l'età, il maestro Vince Tempera. Nonostante il dispiacere di Scotti, Pregadio lasciò 'La Corrida' per entrare a far parte del cast de 'I Raccomandati' su Raiuno.
martedì 26 ottobre 2010
Dove sei: Prima pagina > Cultura > Palermo > Giuliano, mito o bandito morto da incensurato?
CulturaPALERMO - 25/10/2010
Palermo: la riesumazione delle spoglie di «Turiddu» faranno luce sui misteri?
Giuliano, mito o bandito morto da incensurato?
Troppe le ombre sulla vita e sulla morte del «re di Montelepre». L’esame del dna servirà a chiarire la figura del bandito, e soprattutto, a spiegare se e quale fu il pactum fra il bandito e le istituzioni politiche, mafiose, militari e clericali de tempo?
Nunzio Lauretta
Giovedì 28 ottobre sarà riesumato il cadavere di Salvatore Giuliano (nella foto). Il professor Livio Milone, anatomopatologo del Policlinico di Palermo, è stato incaricato dalla Procura di Palermo di verificare se quelli sepolti sono effettivamente i resti del "re di Montelepre", eseguendo sulle spoglie soprattutto l´esame del DNA, da comparare con quello di familiari ancora viventi.
La querelle sui misteri attorno al bandito monteleprino e soprattutto sulle circostanze della sua morte, è nota a tutti. Così come quella sull’anomalia dei rapporti tra mafia, servizi segreti, forze dell’ordine e banditi, che consentì a Salvatore Giuliano e alla sua banda di restare sulla scena del crimine, e non credo sia fuor di luogo aggiungere «anche della politica», siciliana e nazionale, per ben sette anni.
Vediamo di ricapitolare i punti salienti della vicenda. C’è chi – come il giornalista della RAI Franco Cuozzo – sostiene che i due cadaveri – del cortile di Castelvetrano e dell’obitorio – appartengano a due persone diverse. Ancora, c’è chi – come il pronipote del bandito, Giuseppe Sciortino Giuliano – afferma che il cadavere mostrato nel caldo luglio di sessant’anni fa alla stampa non fosse quello di Salvatore Giuliano, ma di un sosia. Giuliano vivo – secondo la tesi del pronipote - fugge negli Stati Uniti dove muore ultraottantenne, dopo essere venuto ben due volte in Sicilia, in occasione del funerale della madre e di quello della sorella Mariannina, le due donne che più amò nella sua pur breve vita e che l’amarono oltre ogni dire.
Le cose certe: nell’un caso come nell’altro, la morte del bandito presentata agli italiani del 1950 fu, in effetti, una fiction costruita ad arte per i media dell’epoca; non furono, invece, una fiction gli onori ricevuti dalle più alte autorità istituzionali, né le promozioni del colonnello Ugo a generale e del capitano Perenze a colonnello; e ancora, le due ipotesi, se confermate, dimostrano che un’accorta regia pensò a pianificare tutto, soprattutto il sistema per consentire alla mafia di Monreale, l’unica che era rimasta legata a Giuliano, di incassare i 50 milioni della taglia posta sulla testa del bandito monteleprino. Se ciò fosse vero rappresenterebbe la prova inconfutabile dell’esistenza di un ben preciso ed articolato «patto» fra lo Stato e la Mafia, che essendo datato attorno alla fine degli anni Quaranta coinciderebbe in maniera inquietante con il periodo fondativo dell’Italia repubblicana. E’ come se – per restare in tema di fiction – la posa della prima pietra della costruzione della nuova Italia - libera, repubblicana ed antifascista, per non parlare della coeva istituzione della Regione siciliana sotto forma autonoma – fosse avvenuta «a due mani», laddove una era quella della Mafia…
Si tratta oggi, a distanza di sessant’anni, di stabilire, una volta per tutte, non tanto se le spoglie conservate nella tomba del cimitero di Montelepre siano o non siano di Salvatore Giuliano, quanto piuttosto di individuare e rendere noto, senza se e senza ma, quale fu il ruolo, quello vero e reale, di Salvatore Giuliano in quel torno di tempo, in quel contesto spazio-temporale dell’alba della Repubblica. Quale fu, se ci fu, il pactum fra le istituzioni e il bandito, fra le istituzioni e la mafia per chiudere la partita del banditismo, in generale, e di quello della banda Giuliano, in particolare. All’ombra della bandiera a stelle e strisce stava prendendo forma la nuova Italia, le cui prove generali si fecero (come sempre) in Sicilia, dietro il paravento del MIS, prima, dell’Autonomia, dopo. E in tutto ciò, quale fu il ruolo del fascismo clandestino; quale, quello della chiesa?
E ancora, se non ci fosse stato l’accidente/incidente/strage di Portella della Ginestra, Giuliano sarebbe morto nel 1947, subito prima o subito dopo l’insediamento del primo Parlamento siciliano autonomistico? Vive (o lo fanno vivere), invece, fino al 5 luglio del 1950, perché? A chi interessava che Giuliano continuasse a vivere? A chi, invece, che morisse? Per tutti questi motivi e per mille altri ancora, riteniamo, che non bisogna spegnere i riflettori degli studi e della ricerca sulla vicenda di Salvatore Giuliano, nell’augurio che la Repubblica italiana abbia ormai gli anticorpi necessari per ripensare se stessa ed esorcizzare il proprio passato anche, per esempio, con un atto di grande coraggio: togliere il segreto di Stato sulle carte conservate negli archivi dei Ministeri dell’Interno e della Difesa sul giallo della morte del bandito, che scade il prossimo 2016.
E’ per tutti questi motivi che non riusciamo a capire le dichiarazioni del prof. Casarubbea, studioso attento e puntuale, laddove afferma, assieme al collega Mario Cereghino, che «dopo un lavoro durato quindici anni, i due avrebbero raccolto elementi tali da mettere in discussione la corrispondenza del cadavere che giaceva in quel cortile, successivamente trasportato nel locale obitorio, con l´individuo ritratto in diverse foto e in un filmato del dicembre del 1949». Sorge spontaneo il dubbio: a chi o a cosa serve dimostrare che le spoglie sepolte a Montelepre appartengano o no a Salvatore Giuliano? In questo senso, ci appare illuminante un’ulteriore dichiarazione del prof. Casarubbea, che testualmente riportiamo: «La voglia di fare emergere l´intera verità [a proposito delle spoglie, n.d.r.) dovrà incontrare il riscontro della magistratura, siamo comunque a buon punto, vogliamo solo che la storia di Salvatore Giuliano venga chiarita, non possiamo accettare che un simile criminale, con 411 fascicoli di reato a suo carico, morto da incensurato vista l´impossibilità di avviare i necessari processi, venga ricordato come una sorta di mito».
Se il prof. Casarubbea vuole «che la storia di Salvatore Giuliano venga chiarita», perché si rivolge alla Magistratura per far riesumare la salma? Quale chiarimento dirimente potrà dare l’accertamento autoptico post mortem? Stabilire l’appartenenza o meno delle spoglie a Giuliano serve a cambiare la storia di Giuliano? Riteniamo che non sia questa la strada che possa portare a quelle risposte che tutti vogliamo avere. Il prof. Casarubbea quando agisce da figlio di una delle vittime del famigerato bandito ha tutta intera la nostra solidarietà e il nostro assoluto rispetto, ma qui si tratta di far luce su un personaggio che ha attraversato un pezzo di storia siciliana e nazionale e le categorie da usare sono solo quelle della ricerca storica e dell’impegno civile.
A proposito, poi, delle ultime sette parole della dichiarazione sopra riportata, laddove c’è la manifesta e condivisa preoccupazione che il Giuliano «venga ricordato come una sorta di mito», credo che si possa convenire che l’argomento merita un’approfondita ed articolata riflessione. Non ci scandalizza, comunque, il fatto che Giuliano venga ricordato come una sorta di mito se è vero come è vero che personaggi come Nino Bixio (quello dell’eccidio di Bronte, per intenderci) siano rappresentati come icone dei valori risorgimentali nazionali. Il fenomeno di mitizzazione di un personaggio va studiato con l’apporto di specialisti antropologi nel contesto di un convegno di studi sul tema, al quale il prof. Casarubbea, storici ed antropologi potrebbero dare il loro contributo.
CulturaPALERMO - 25/10/2010
Palermo: la riesumazione delle spoglie di «Turiddu» faranno luce sui misteri?
Giuliano, mito o bandito morto da incensurato?
Troppe le ombre sulla vita e sulla morte del «re di Montelepre». L’esame del dna servirà a chiarire la figura del bandito, e soprattutto, a spiegare se e quale fu il pactum fra il bandito e le istituzioni politiche, mafiose, militari e clericali de tempo?
Nunzio Lauretta
Giovedì 28 ottobre sarà riesumato il cadavere di Salvatore Giuliano (nella foto). Il professor Livio Milone, anatomopatologo del Policlinico di Palermo, è stato incaricato dalla Procura di Palermo di verificare se quelli sepolti sono effettivamente i resti del "re di Montelepre", eseguendo sulle spoglie soprattutto l´esame del DNA, da comparare con quello di familiari ancora viventi.
La querelle sui misteri attorno al bandito monteleprino e soprattutto sulle circostanze della sua morte, è nota a tutti. Così come quella sull’anomalia dei rapporti tra mafia, servizi segreti, forze dell’ordine e banditi, che consentì a Salvatore Giuliano e alla sua banda di restare sulla scena del crimine, e non credo sia fuor di luogo aggiungere «anche della politica», siciliana e nazionale, per ben sette anni.
Vediamo di ricapitolare i punti salienti della vicenda. C’è chi – come il giornalista della RAI Franco Cuozzo – sostiene che i due cadaveri – del cortile di Castelvetrano e dell’obitorio – appartengano a due persone diverse. Ancora, c’è chi – come il pronipote del bandito, Giuseppe Sciortino Giuliano – afferma che il cadavere mostrato nel caldo luglio di sessant’anni fa alla stampa non fosse quello di Salvatore Giuliano, ma di un sosia. Giuliano vivo – secondo la tesi del pronipote - fugge negli Stati Uniti dove muore ultraottantenne, dopo essere venuto ben due volte in Sicilia, in occasione del funerale della madre e di quello della sorella Mariannina, le due donne che più amò nella sua pur breve vita e che l’amarono oltre ogni dire.
Le cose certe: nell’un caso come nell’altro, la morte del bandito presentata agli italiani del 1950 fu, in effetti, una fiction costruita ad arte per i media dell’epoca; non furono, invece, una fiction gli onori ricevuti dalle più alte autorità istituzionali, né le promozioni del colonnello Ugo a generale e del capitano Perenze a colonnello; e ancora, le due ipotesi, se confermate, dimostrano che un’accorta regia pensò a pianificare tutto, soprattutto il sistema per consentire alla mafia di Monreale, l’unica che era rimasta legata a Giuliano, di incassare i 50 milioni della taglia posta sulla testa del bandito monteleprino. Se ciò fosse vero rappresenterebbe la prova inconfutabile dell’esistenza di un ben preciso ed articolato «patto» fra lo Stato e la Mafia, che essendo datato attorno alla fine degli anni Quaranta coinciderebbe in maniera inquietante con il periodo fondativo dell’Italia repubblicana. E’ come se – per restare in tema di fiction – la posa della prima pietra della costruzione della nuova Italia - libera, repubblicana ed antifascista, per non parlare della coeva istituzione della Regione siciliana sotto forma autonoma – fosse avvenuta «a due mani», laddove una era quella della Mafia…
Si tratta oggi, a distanza di sessant’anni, di stabilire, una volta per tutte, non tanto se le spoglie conservate nella tomba del cimitero di Montelepre siano o non siano di Salvatore Giuliano, quanto piuttosto di individuare e rendere noto, senza se e senza ma, quale fu il ruolo, quello vero e reale, di Salvatore Giuliano in quel torno di tempo, in quel contesto spazio-temporale dell’alba della Repubblica. Quale fu, se ci fu, il pactum fra le istituzioni e il bandito, fra le istituzioni e la mafia per chiudere la partita del banditismo, in generale, e di quello della banda Giuliano, in particolare. All’ombra della bandiera a stelle e strisce stava prendendo forma la nuova Italia, le cui prove generali si fecero (come sempre) in Sicilia, dietro il paravento del MIS, prima, dell’Autonomia, dopo. E in tutto ciò, quale fu il ruolo del fascismo clandestino; quale, quello della chiesa?
E ancora, se non ci fosse stato l’accidente/incidente/strage di Portella della Ginestra, Giuliano sarebbe morto nel 1947, subito prima o subito dopo l’insediamento del primo Parlamento siciliano autonomistico? Vive (o lo fanno vivere), invece, fino al 5 luglio del 1950, perché? A chi interessava che Giuliano continuasse a vivere? A chi, invece, che morisse? Per tutti questi motivi e per mille altri ancora, riteniamo, che non bisogna spegnere i riflettori degli studi e della ricerca sulla vicenda di Salvatore Giuliano, nell’augurio che la Repubblica italiana abbia ormai gli anticorpi necessari per ripensare se stessa ed esorcizzare il proprio passato anche, per esempio, con un atto di grande coraggio: togliere il segreto di Stato sulle carte conservate negli archivi dei Ministeri dell’Interno e della Difesa sul giallo della morte del bandito, che scade il prossimo 2016.
E’ per tutti questi motivi che non riusciamo a capire le dichiarazioni del prof. Casarubbea, studioso attento e puntuale, laddove afferma, assieme al collega Mario Cereghino, che «dopo un lavoro durato quindici anni, i due avrebbero raccolto elementi tali da mettere in discussione la corrispondenza del cadavere che giaceva in quel cortile, successivamente trasportato nel locale obitorio, con l´individuo ritratto in diverse foto e in un filmato del dicembre del 1949». Sorge spontaneo il dubbio: a chi o a cosa serve dimostrare che le spoglie sepolte a Montelepre appartengano o no a Salvatore Giuliano? In questo senso, ci appare illuminante un’ulteriore dichiarazione del prof. Casarubbea, che testualmente riportiamo: «La voglia di fare emergere l´intera verità [a proposito delle spoglie, n.d.r.) dovrà incontrare il riscontro della magistratura, siamo comunque a buon punto, vogliamo solo che la storia di Salvatore Giuliano venga chiarita, non possiamo accettare che un simile criminale, con 411 fascicoli di reato a suo carico, morto da incensurato vista l´impossibilità di avviare i necessari processi, venga ricordato come una sorta di mito».
Se il prof. Casarubbea vuole «che la storia di Salvatore Giuliano venga chiarita», perché si rivolge alla Magistratura per far riesumare la salma? Quale chiarimento dirimente potrà dare l’accertamento autoptico post mortem? Stabilire l’appartenenza o meno delle spoglie a Giuliano serve a cambiare la storia di Giuliano? Riteniamo che non sia questa la strada che possa portare a quelle risposte che tutti vogliamo avere. Il prof. Casarubbea quando agisce da figlio di una delle vittime del famigerato bandito ha tutta intera la nostra solidarietà e il nostro assoluto rispetto, ma qui si tratta di far luce su un personaggio che ha attraversato un pezzo di storia siciliana e nazionale e le categorie da usare sono solo quelle della ricerca storica e dell’impegno civile.
A proposito, poi, delle ultime sette parole della dichiarazione sopra riportata, laddove c’è la manifesta e condivisa preoccupazione che il Giuliano «venga ricordato come una sorta di mito», credo che si possa convenire che l’argomento merita un’approfondita ed articolata riflessione. Non ci scandalizza, comunque, il fatto che Giuliano venga ricordato come una sorta di mito se è vero come è vero che personaggi come Nino Bixio (quello dell’eccidio di Bronte, per intenderci) siano rappresentati come icone dei valori risorgimentali nazionali. Il fenomeno di mitizzazione di un personaggio va studiato con l’apporto di specialisti antropologi nel contesto di un convegno di studi sul tema, al quale il prof. Casarubbea, storici ed antropologi potrebbero dare il loro contributo.
sabato 23 ottobre 2010
TURIDDU
Ultimamente ho trascurato questo blog, sono molto preso con un altro progetto che mi è stato commissionato.Una notizia ascoltata al telegiornale mi ha colpito a tal punto da farmi arrabbiare moltissimo: non hanno la certezza che nella tomba di Montelepre vi sia realmente il corpo di Salvatore Giuliano e quindi ne vogliono riesumare i resti lo trovo propio di cattivo gusto dopo 70 anni ci sia o no mi appare pura accademia e mi appare un ennesimo vilipendio; lo hanno fatto avvelenare da suo cognato Gaspare Pisciotta,non contenti hanno inscenato un conflitto a fuoco con un cadavere crivellandolo di colpi e adesso non contenti lo vogliono riesumare non conprendo da cosa vogliono distogliere l"attezione dei Siciliani ma secondo me rispettiamo i MORTI
Utilizzate tutto ciò che volete per distogliere l"attenzione ma lasciate riposare in pace TURIDDU
Utilizzate tutto ciò che volete per distogliere l"attenzione ma lasciate riposare in pace TURIDDU
giovedì 30 settembre 2010
Argomenti del Giornale Amedit - n° 4, settembre 2010
GIORNALE AMEDIT – SETTEMBRE 2010:
* EDITORIALE: UNITA’ DI MOLTEPLICI IDENTITA’ di Giuseppe Maggiore
* IL GAL KALAT IN QUARTA POSIZIONE NELLA GRADUATORIA DEFINITIVA APPROVATA DALLA REGIONE di Gianni Amato
* FINITO IL RESTAURO, S. GIOVANNI BATTISTA TORNA ALLA MATRICE di Vanessa Pillirone
* CALTAGIRONE: IL MUSEO REGIONALE DELLA CERAMICA HA UN NUOVO DIRETTORE di Gianni Amato
* CONCLUSA L’ESTATE AMEDIT TRA MOSTRE E CONCERTI di Cristina Morzicato
* IL GRAND TOUR IN SICILIA… QUEL PUNTINO SULLA I DELL’ITALIA di Mauro Carosio
* SPECIALE 150° ANNIVERSARIO DELLA COLONIZZAZIONE PIEMONTESE IN SICILIA: LA STORIA COME NON CI VIENE RACCONTATA TRA I BANCHI DI SCUOLA di Giuseppe Campisi
* UNO STRAMPALATO CONCETTO DI SVILUPPO di Mauro Carosio
* LA TELEVISIONE O FABBRICA DELLE BRUTTURE - LA LOBOTOMIZZAZIONE DELLE MASSE TRA REALITY E DISINFORMAZIONE di Luca Bardaro
* LA NOSTRA LINGUA PERDUTA - DAI DIALETTI AL LINGUAGGIO INFORMATICO di Paolo Boscarini
* L’INDIVIDUO E’ PATRIMONIO DELL’UMANITA’ di Giuseppe Maggiore
* IL BOSCO DI MALABOTTA E L’ALTIPIANO DELL’ARGIMUSCO di Aristide Tomasino
* PALAGONIA - C’ERA UNA VOLTA “A FERA DI BIEDDUVIDDI” di Sebastiano Interlandi
* UN ANTICO MESTIERE… “LO SPEZIALE” di Emiliano Interlandi
* SPECIALE LA NATURA SUPERSTITE - Uno sguardo nell’opera di Franco Accursio Gulino di Massimiliano Sardina
* GRACE FAZIO: AL DI LÀ DELL’HANDICAP DIPINGERE UN SOGNO di Vanessa Pillirone
* SPECIALE TUTTI I NUMERI DI ZERO - COMPIE SESSANT’ANNI IL CANTAUTORE PIÙ AMATO D’ITALIA di Massimiliano Sardina
* VELVET ROOKS: TRA "BATTAGLIE CIBERNETICHE" E "DISCESE NEGLI INFERI" di Giuseppe Maggiore
* L’OMBRA STERMINATRICE: L’ESORDIO REGISTICO DI CARLO FENIZI di Antonello Morsillo
* LA VOCE DELLE PAROLE: OMAGGIO ALLA SCENEGGIATRICE SUSO CECCHI D’AMICO di Antonello Morsillo
* LA FASCINAZIONE DEGLI ANTICHI RITI DI SICILIA NELLA POESIA DI EMILIANO MAZZONCINI
* L’AVIS DIETRO LE QUINTE di Tania Mangiaratti
Si ringraziano gli Sponsor di questo numero: MODAKI' - IN DOMUS - CENTRO ORTOPEDICO SICILIANO - PIZZERIA CRISALIDE - I PORTICI VILLAGE - GIOIELLERIA BRANCATO - FITNESS PLANET - CD FOTO - BAR CAPITAL- CAF ENGLISH CENTER.
* EDITORIALE: UNITA’ DI MOLTEPLICI IDENTITA’ di Giuseppe Maggiore
* IL GAL KALAT IN QUARTA POSIZIONE NELLA GRADUATORIA DEFINITIVA APPROVATA DALLA REGIONE di Gianni Amato
* FINITO IL RESTAURO, S. GIOVANNI BATTISTA TORNA ALLA MATRICE di Vanessa Pillirone
* CALTAGIRONE: IL MUSEO REGIONALE DELLA CERAMICA HA UN NUOVO DIRETTORE di Gianni Amato
* CONCLUSA L’ESTATE AMEDIT TRA MOSTRE E CONCERTI di Cristina Morzicato
* IL GRAND TOUR IN SICILIA… QUEL PUNTINO SULLA I DELL’ITALIA di Mauro Carosio
* SPECIALE 150° ANNIVERSARIO DELLA COLONIZZAZIONE PIEMONTESE IN SICILIA: LA STORIA COME NON CI VIENE RACCONTATA TRA I BANCHI DI SCUOLA di Giuseppe Campisi
* UNO STRAMPALATO CONCETTO DI SVILUPPO di Mauro Carosio
* LA TELEVISIONE O FABBRICA DELLE BRUTTURE - LA LOBOTOMIZZAZIONE DELLE MASSE TRA REALITY E DISINFORMAZIONE di Luca Bardaro
* LA NOSTRA LINGUA PERDUTA - DAI DIALETTI AL LINGUAGGIO INFORMATICO di Paolo Boscarini
* L’INDIVIDUO E’ PATRIMONIO DELL’UMANITA’ di Giuseppe Maggiore
* IL BOSCO DI MALABOTTA E L’ALTIPIANO DELL’ARGIMUSCO di Aristide Tomasino
* PALAGONIA - C’ERA UNA VOLTA “A FERA DI BIEDDUVIDDI” di Sebastiano Interlandi
* UN ANTICO MESTIERE… “LO SPEZIALE” di Emiliano Interlandi
* SPECIALE LA NATURA SUPERSTITE - Uno sguardo nell’opera di Franco Accursio Gulino di Massimiliano Sardina
* GRACE FAZIO: AL DI LÀ DELL’HANDICAP DIPINGERE UN SOGNO di Vanessa Pillirone
* SPECIALE TUTTI I NUMERI DI ZERO - COMPIE SESSANT’ANNI IL CANTAUTORE PIÙ AMATO D’ITALIA di Massimiliano Sardina
* VELVET ROOKS: TRA "BATTAGLIE CIBERNETICHE" E "DISCESE NEGLI INFERI" di Giuseppe Maggiore
* L’OMBRA STERMINATRICE: L’ESORDIO REGISTICO DI CARLO FENIZI di Antonello Morsillo
* LA VOCE DELLE PAROLE: OMAGGIO ALLA SCENEGGIATRICE SUSO CECCHI D’AMICO di Antonello Morsillo
* LA FASCINAZIONE DEGLI ANTICHI RITI DI SICILIA NELLA POESIA DI EMILIANO MAZZONCINI
* L’AVIS DIETRO LE QUINTE di Tania Mangiaratti
Si ringraziano gli Sponsor di questo numero: MODAKI' - IN DOMUS - CENTRO ORTOPEDICO SICILIANO - PIZZERIA CRISALIDE - I PORTICI VILLAGE - GIOIELLERIA BRANCATO - FITNESS PLANET - CD FOTO - BAR CAPITAL- CAF ENGLISH CENTER.
giovedì 23 settembre 2010
domenica 19 settembre 2010
TerraNovaCaltavuturo: LA PHIALE AUREA E' PATRIMONIO DEI CALTAVUTURESI E ...
TerraNovaCaltavuturo: LA PHIALE AUREA E' PATRIMONIO DEI CALTAVUTURESI E ...: "Il 16 settembre scorso si è svolta la cerimonia di restituzione della Phiale Aurea al museo di Himera, alla presenza del Presidente della Re..."
TerraNovaCaltavuturo: Download
TerraNovaCaltavuturo: Download: "Da questa pagina è possibile scaricare Terra Nova in formato .jpeg"
mercoledì 8 settembre 2010
8 settembre 2010 - Scopello-Oggi e domani, nel caratteristico Baglio di Scopello, si terrà la prima Sagra del “Pani cunzatu“, organizzata dagli esercenti con il patrocinio del Comune di Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani.
Per due giorni, a partire dalle 20, in piazza Nettuno, si potrà degustare il tipico “pani cunzatu“ (pane cotto nel forno a legna e condito con olio, sale, origano, pomodoro a fette, scaglie di formaggio e acciughe).
Dalle 22 la piazza sarà animata da spettacoli musicali: domani il gruppo Calandra & Calandra, con musica siciliana rivisitata in chiave moderna; domani il gruppo folkloristico ”Erice Folk“.
Il ricavato delle due serate sarà devoluto all’associazione “Per chi soffre”, che opera per il Madagascar.
Per due giorni, a partire dalle 20, in piazza Nettuno, si potrà degustare il tipico “pani cunzatu“ (pane cotto nel forno a legna e condito con olio, sale, origano, pomodoro a fette, scaglie di formaggio e acciughe).
Dalle 22 la piazza sarà animata da spettacoli musicali: domani il gruppo Calandra & Calandra, con musica siciliana rivisitata in chiave moderna; domani il gruppo folkloristico ”Erice Folk“.
Il ricavato delle due serate sarà devoluto all’associazione “Per chi soffre”, che opera per il Madagascar.
lunedì 6 settembre 2010
mercoledì 1 settembre 2010
Luigi Esposito 01 settembre alle ore 18.46 RispondiCarissimi amici,
in occasione della Giornata Europea del Patrimonio, nella borgata marinara dell'Acquasanta, si svolgerà, oltre ad un convegno sui "Tesori dell'Acquasanta" e ad una visita guidata degli stessi, la tanto attesa
1° edizione di "L’ Arte e… l’ Acquasanta – Artisti in Piazza"
PAGINA DELL'EVENTO: http://www.facebook.com/event.php?eid=140877875953679&ref=mf
APPUNTAMENTO in Piazza Acquasanta quindi, domenica 26 settembre
La festa è aperta a tutti i pittori e artisti che vogliono mettersi in mostra creando "on the road" e accendendo una luce artistica in una borgata che merita di essere vissuta artisticamente per i numerosi beni culturali che l'affollano.
Gli artisti che intendono partecipare alla Giornata sono pregati di mandare subito una mail di conferma all'organizzatore Claudio Perna claudio.perna@hotmail.it
in occasione della Giornata Europea del Patrimonio, nella borgata marinara dell'Acquasanta, si svolgerà, oltre ad un convegno sui "Tesori dell'Acquasanta" e ad una visita guidata degli stessi, la tanto attesa
1° edizione di "L’ Arte e… l’ Acquasanta – Artisti in Piazza"
PAGINA DELL'EVENTO: http://www.facebook.com/event.php?eid=140877875953679&ref=mf
APPUNTAMENTO in Piazza Acquasanta quindi, domenica 26 settembre
La festa è aperta a tutti i pittori e artisti che vogliono mettersi in mostra creando "on the road" e accendendo una luce artistica in una borgata che merita di essere vissuta artisticamente per i numerosi beni culturali che l'affollano.
Gli artisti che intendono partecipare alla Giornata sono pregati di mandare subito una mail di conferma all'organizzatore Claudio Perna claudio.perna@hotmail.it
lunedì 30 agosto 2010
Serie A, i voti di Palermo-Cagliari – Foto delle pagelle | Calciomercatonews.com
![]() |
NON é STATA LA MIGLIOR PARTITA DISPUTATA |
martedì 3 agosto 2010
Di Cultura Lampi 28 luglio alle ore 20.27 Rispondi
PARROCCHIE MATRICE – IMMACOLATA – MARIA SS. DI TRAPANI
PALAGONIA
Festa di S. Febronia V. e M. per gli emigrati
...
40° Anniversario di ordinazione presbiterale
del nostro parroco don Santo Galesi.
Domenica 08 agosto
Ore 08.00 Suono di campane a distesa e sparo do mortaretti
Ore 09.00 S. Messa (Chiesa Madonna)
Ore 10.30 S. Messa ( Chiesa Matrice)
Ore 20.00 Processione col simulacro di S. Febronia ( dalla Matrice alla piazza Garibaldi)
Ore 20.00 Solenne concelebrazione Eucaristica presieduta da p. Santo Galesi
nel suo 40° anniversario di ordinazione presbiterale (Piazza Garibaldi)
Ore 22.00 Processione col simulacro di S. Febronia verso la Matrice
Ore 22.30 Giochi pirotecnici
PARROCCHIE MATRICE – IMMACOLATA – MARIA SS. DI TRAPANI
PALAGONIA
Festa di S. Febronia V. e M. per gli emigrati
...
40° Anniversario di ordinazione presbiterale
del nostro parroco don Santo Galesi.
Domenica 08 agosto
Ore 08.00 Suono di campane a distesa e sparo do mortaretti
Ore 09.00 S. Messa (Chiesa Madonna)
Ore 10.30 S. Messa ( Chiesa Matrice)
Ore 20.00 Processione col simulacro di S. Febronia ( dalla Matrice alla piazza Garibaldi)
Ore 20.00 Solenne concelebrazione Eucaristica presieduta da p. Santo Galesi
nel suo 40° anniversario di ordinazione presbiterale (Piazza Garibaldi)
Ore 22.00 Processione col simulacro di S. Febronia verso la Matrice
Ore 22.30 Giochi pirotecnici
lunedì 26 luglio 2010
giovedì 15 luglio 2010
giovedì 8 luglio 2010
Castelvetrano, si inaugura la mostra "Elogio del rurale
giovedì 08 luglio 2010
Si inaugura sabato 10 luglio alle ore 17 nella tenuta Loconovo degli Amari, a Castelvetrano (Trapani) a quattro chilometri dal parco archeologico di Selinunte, la mostra Elogio del rurale a cura di Fiber art and..., con installazioni espressamente realizzate da Filli Cusenza e Maltilde Trapassi (nella foto la sua installazione), due artiste siciliane che privilegiano il rapporto con l’ambiente e l’uso di materiali tessili.
giovedì 08 luglio 2010
Si inaugura sabato 10 luglio alle ore 17 nella tenuta Loconovo degli Amari, a Castelvetrano (Trapani) a quattro chilometri dal parco archeologico di Selinunte, la mostra Elogio del rurale a cura di Fiber art and..., con installazioni espressamente realizzate da Filli Cusenza e Maltilde Trapassi (nella foto la sua installazione), due artiste siciliane che privilegiano il rapporto con l’ambiente e l’uso di materiali tessili.
domenica 4 luglio 2010
sabato 3 luglio 2010
venerdì 2 luglio 2010
giovedì 1 luglio 2010
contra
Enna. Al via la mostra d’arte “Contra, il trionfo dell’immagine”, manifestazione culturale coordinata dal Prof. Pippo Lombardo e promossa dall’Istituto socio-psicopedagogico “D. Alighieri”, da mercoledì 30 giugno, alle ore 18, presso la Galleria Civica. La manifestazione si avvale del contributo del Comune di Enna, assessorato alla cultura, del patrocinio della Regione Siciliana, assessorato ai BB.CC. e identità Siciliana, dell’Assemblea Regionale Siciliana e della Provincia Regionale di Enna. Ne supportano la realizzazione, in partenariato, la rivista “Con-fine”, trimestrale d’arte che si pubblica a Bologna, l’associazione culturale “Al Kenisa” e il Comitato ennese della Società Dante Alighieri, presieduto dallo storico dell’arte Rocco Lombardo. La manifestazione “Contra” è suddivisa in tre sezioni “con impostazioni artistiche diverse che cercano di mettere a confronto elementi culturali vari, sia come contenuti, sia come provenienza, sia come esecuzione, ma che condividono l’immagine come esperienza artistica unificante imprescindibile da un processo spirituale che tenta di interpretare la realtà con l’intento di tradurne la complessità in termini iconografici fruibili da un pubblico il più eterogeneo possibile”, ha puntualizzato Pippo Lombardo in una nota di presentazione dell’evento. Saranno tre gli spazi espositivi: nella stessa Galleria Civica, che ospiterà opere originali prodotte durante l’attività del Laboratorio di pittura dal titolo “Il corpo e il ritratto”; nell’ex chiesa di San Pietro e Paolo, sede di Al Kenisa, dove troveranno spazio i giovani, studenti e non, ai quali sarà dato ampio spazio espressivo su questioni quali razzismo, emigrazione, povertà, guerra, emarginazione, solitudine; infine, nella chiesa delle Anime Sante, splendido esempio di arte barocca, dove saranno esposte opere di artisti di fama nazionale quali Arturo Barbante, Giuseppe Cassibba, Maria Micozzi, Milena Nicosia, Roberta Primerano, Luciana Ricci Aliotta, Laura Saccomanno, Roberta Serenari, Albino Trigilio e lo stesso Pippo Lombardo, animatore e organizzatore delle mostre, che si protrarranno fino al 18 luglio. L’allestimento è affidato all’architetto prof. ssa Silvana Virlinzi.
giovedì 24 giugno 2010
martedì 22 giugno 2010
notti palatine
"Dal 22 Giugno al 18 Settembre Tornano le Notti Palatine
pubblicato da Gabriele su Palermo - 3 ore fa
L'Assemblea Regionale Siciliana e la Fondazione Federico II sono lieti di invitarvi a scoprire il Palazzo Reale di Palermo.Tornano a schiudersi, sul far della sera, nel tepore dell'estate, le porte di Pala..."
pubblicato da Gabriele su Palermo - 3 ore fa
L'Assemblea Regionale Siciliana e la Fondazione Federico II sono lieti di invitarvi a scoprire il Palazzo Reale di Palermo.Tornano a schiudersi, sul far della sera, nel tepore dell'estate, le porte di Pala..."
san giovanni gemini
San Giovanni Gemini | ||
| ![]() Foto © Roberto Meli | |
San Giovanni Gemini (C.A.P. 92020) dista 45 Km. da Agrigento, alla cui provincia appartiene, 67 Km. da Caltanissetta, 200 Km. da Catania, 108 Km. da Enna, 283 Km. da Messina, 94 Km. da Palermo, 181 Km. da Ragusa, 262 Km. da Siracusa, 193 Km. da Trapani. Il comune conta 8.457 abitanti e ha una superficie di 2.630 ettari per una densità abitativa di 322 abitanti per chilometro quadrato. Sorge in una zona di montagna interna, posta a 672 metri sopra il livello del mare. Foto © Roberto Meli ![]() Il municipio è sito in via Roma, tel. 0922-903314 fax. 0922-903336. Sito alle pendici del Monte Cammarata, San Giovanni Gemini vanta una ricca produzione di cereali, agrumi, olive, mandorle, fave e frutta. Fiorente è l'allevamento di bovini e ovini. Spiccano nel settore artigianale gli oggetti in legno, ferro e ceramica. Numerose sono sul territorio le miniere di salgemma e le cave di sabbia. In origine il paese venne chiamato San Giovanni di Cammarata per la vicinanza con l'omonimo monte. Nel 1879 fu trasformato in "San Giovanni Gemini" poiché nelle zone limitrofe sorgono due colli di uguale altezza definiti appunto Gemelli. Il borgo venne fondato nel 1451 dal conte di Cammarata Federico I Abatellis. Nel tempo ebbe un grosso sviluppo economico e demografico che spinse il nuovo signore del paese, don Ercole Branciforte, a separare nettamente i due territorio vicini di Cammarata e San Giovanni Gemini. Nel 1708 la città passò al conte don Luigi Moncada e a tale famiglia rimase sino all'abolizione della feudalità. Nel settore monumentale si distingue la Chiesa Madre dedicata a S. Giovanni Battista del XVII° secolo che conserva uno splendido crocifisso ligneo e un'urna entrambi del 1700. Di notevole interesse è pure la Chiesa del Carmine con il vicino convento del XVI secolo. |
Gastronomia a San Giovanni Gemini
Gastronomia a San Giovanni Gemini: "Salame turco
Ingredienti:
300 g di biscotti secchi, 50 g di zucchero, 50 g di cacao, 30 g di burro, 100 g di mandorle tritate, mezzo bicchiere di latte, 1 uovo, 20 g di pistacchi tritati.
Preparazione:
A fuoco basso, sciogliete in un pentolino il cacao con il burro, unite il tuorlo sbattuto con lo zucchero, le mandorle, i pistacchi tritati e l'albume montato a neve in cui avrete sminuzzato i biscotti. Aggiungete il latte e lavorate fino ad ottenere un impasto duro e compatto.
Mettete l'impasto in uno stampo foderato con carta oleata, dategli la forma di un grosso salame e mettete in frigo per un paio di ore. Tagliate a fette."
Ingredienti:
300 g di biscotti secchi, 50 g di zucchero, 50 g di cacao, 30 g di burro, 100 g di mandorle tritate, mezzo bicchiere di latte, 1 uovo, 20 g di pistacchi tritati.
Preparazione:
A fuoco basso, sciogliete in un pentolino il cacao con il burro, unite il tuorlo sbattuto con lo zucchero, le mandorle, i pistacchi tritati e l'albume montato a neve in cui avrete sminuzzato i biscotti. Aggiungete il latte e lavorate fino ad ottenere un impasto duro e compatto.
Mettete l'impasto in uno stampo foderato con carta oleata, dategli la forma di un grosso salame e mettete in frigo per un paio di ore. Tagliate a fette."
lunedì 21 giugno 2010
programma sagra ciliege
http://www.google.it/url?sa=t&source=web&cd=5&ved=0CDUQFjAE&url=http%3A%2F%2Fit.wikipedia.org%2Fwiki%2FChiusa_Sclafani&ei=eTcfTKKUNZP1_Aa7h5ixDQ&usg=AFQjCNFvMwI55CUpOU4l8iqK62pNvjIn5Q&sig2=fejZm1BpX2Ff6W8vanedIw5 6 GIUGNO 2010
Presentazione Sagra Piazza Castelnuovo - Palermo
12 GIUGNO 2010
Ore 17,00 Apertura Stand Mercato degli Agricoltori
Ore 21,00 Piazza Santa Rosalia
Spettacolo Musicale III Rassegna Canora
13 GIUGNO 2010
Piazza Castello a Chiusa Sclafani
Ore 9,00 Visita Guidata “Riserva Naturale Valle del
Sosio” (Bus Navetta e raduno partecipanti)
Ore 9,30 Visita Guidata Monumenti
Ore 10,00 Apertura Stand Mercato degli Agricoltori
Ore 11,00 Sfilata auto d’epoca per le vie del paese
Ore 17,00 Esibizione Banda Musicale “G. Rossini di
Chiusa Sclafani”
Ore 18,00 Degustazione Ciliegie
Ore 19,00 Spettacolo Musicale “LISCIO 2000”
COMUNE DI CHIUSA SCLAFANI REGIONE SICILIANA
Ass.to Regionale delle Risorse Agricole
SOAT 110 CHIUSA SCLAFANI
PROGRAMMA
L’Amministrazione Comunale La SOAT 110 Chiusa Sclafani
tipografia zangara
Presentazione Sagra Piazza Castelnuovo - Palermo
12 GIUGNO 2010
Ore 17,00 Apertura Stand Mercato degli Agricoltori
Ore 21,00 Piazza Santa Rosalia
Spettacolo Musicale III Rassegna Canora
13 GIUGNO 2010
Piazza Castello a Chiusa Sclafani
Ore 9,00 Visita Guidata “Riserva Naturale Valle del
Sosio” (Bus Navetta e raduno partecipanti)
Ore 9,30 Visita Guidata Monumenti
Ore 10,00 Apertura Stand Mercato degli Agricoltori
Ore 11,00 Sfilata auto d’epoca per le vie del paese
Ore 17,00 Esibizione Banda Musicale “G. Rossini di
Chiusa Sclafani”
Ore 18,00 Degustazione Ciliegie
Ore 19,00 Spettacolo Musicale “LISCIO 2000”
COMUNE DI CHIUSA SCLAFANI REGIONE SICILIANA
Ass.to Regionale delle Risorse Agricole
SOAT 110 CHIUSA SCLAFANI
PROGRAMMA
L’Amministrazione Comunale La SOAT 110 Chiusa Sclafani
tipografia zangara
giovedì 17 giugno 2010
pubblicato da Tonino G. su Visitare la bellissima Sicilia - 1 giorno fa
Quest’isola credo che in molti l’abbiamo visitata con una guida d’eccezione. Siamo entrati nelle sue case bianche, abbiamo ammirato il mare cristallino, percorso le ripide stradine in bicicletta insieme a...
mercoledì 16 giugno 2010
Il crollo economico in Sicilia [modifica]
Il Regno delle due Sicilie non aveva un elevato debito pubblico al momento della sua caduta, anche a causa della bassa quantità di investimenti in opere di modernizzazione; al contrario, il Regno di Sardegna ne aveva uno molto elevato anche a causa delle guerre sostenute contro gli austriaci. In seguito all'Unità d'Italia venne unificato anche il debito, facendo gravare anche sui contribuenti meridionali gli investimenti effettuati in Piemonte nel corso degli anni '50 del XIX secolo. I fondi del Banco delle Due Sicilie, che era la Banca nazionale del regno borbonico (443 milioni di Lire-oro, all'epoca corrispondenti al 65,7 del patrimonio di tutti gli Stati italiani messi insieme) vennero incamerati dal nuovo Stato italiano, concorrendo a costituire il capitale liquido nazionale nella misura di 668 milioni di Lire-oro.L'istituto fu poi scisso in Banco di Napoli e Banco di Sicilia, partendo con evidente perdita iniziale di competitività nei confronti delle imprese bancarie nazionali.
Ad Unità realizzata, con le politiche liberiste del nuovo Regno d'Italia, a cui erano state estese le metodologie di governo proprie del vecchio Stato sabaudo, entrarono in crisi i principali settori produttivi delle regioni meridionali e della Sicilia, che perse i mercati tradizionali non reggendo più la concorrenza inglese e francese.
La fiscalità, divenuta più gravosa rispetto a quella borbonica, finiva così col finanziare gli investimenti al nord Italia. Sulle spalle dei siciliani, abituati ad unica tassa sul reddito, che copriva tutte le spese pubbliche ed anche locali, si venivano a caricare le nuove tasse comunali, le nuove tasse provinciali, il "focatico" (che essendo una tassa di famiglia colpiva duramente le famiglie numerose), la tassa sul macinato (che affamava proprio i più poveri, quelli che, cercando di risparmiare macinando il proprio esiguo raccolto, incorrevano nella famelica imposta), la nuova tassa di successione ed altre cosiddette addizionali.
Il nuovo Stato, peraltro, era ancor più restio dei Borboni ad investire in Sicilia: ad esempio, dal 1862 al 1896 vennero investiti per opere idrauliche al nord Italia 450.000.000 contro soli 1.300.000 in Sicilia.
Mentre nel resto d'Italia si moltiplicavano le linee ferroviarie, la Sicilia ebbe la sua prima, brevissima, Palermo-Bagheria, solo nel 1863.
La politica liberista dei governi unitari fu quella che aggravò maggiormente la situazione economica della Sicilia, ridotta così a colonia del Piemonte. Con la politica del libero scambio venne disincentivata la produzione della seta siciliana e del tessile locale, troppo frammentati, a vantaggio della grossa impresa del nord Italia e così avvenne anche per la locale industria alimentare; perfino i settori dell’industria pesante decaddero per mancanza di commesse e fondi.
Se ne avvantaggiava soltanto la produzione del grano, del vino e degli agrumi, che venivano esportati durante la guerra di secessione americana. Anche questo durò soltanto fino al 1887, quando il cambiamento della strategia del governo italiano, da liberista a protezionista, e la guerra doganale finirono con l'assestare il colpo di grazia all'economia oramai essenzialmente agricola della Sicilia, privandola dei suoi mercati.
Furono anni in cui avvenne un progressivo spopolamento, per fame, delle campagne. È proprio in questa serie di fattori che si individua da più parti il sorgere della mai più risolta questione meridionale.
MOTOPESCA SEQUESTRATI: PER AVARIA MOTORE APPRODATI A PORTO EMPEDOCLE
PORTO EMPEDOCLE (AGRIGENTO) (ITALPRESS) - Si annuncia piu' lungo del previsto il viaggio di ritorno a Mazara del Vallo (TP) dei tre motopescherecci italiani sequestrati in acque libiche nei giorni scorsi e poi rilasciati. Un guasto al motore del "Mariner 10", che imbarcava acqua, ha costretto i pescatori a dirigersi verso Porto Empedocle (AG). La Capitaneria ha raggiunto e soccorso il mezzo. Nelle prossime ore i pescherecci ripartiranno per Mazara. (ITALPRESS). npl/red 16-Giu-10 09:05 NNNNlunedì 14 giugno 2010
san VITO
San Vito, venerato localmente anche come san Vito martire o san Vito di Lucania (Mazara del Vallo, III secolo – Lucania, 15 giugno 303), è stato un santo italiano.
Non si hanno dati storicamente accertati sulla sua origine, anche se, secondo testimonianze, sarebbe nato in Sicilia da padre pagano. Sarebbe stato inoltre incarcerato sette anni a causa della sua fede cristiana.
Secondo il Martirologio Geronimiano Vito sarebbe vissuto a lungo in Lucania presso il fiume sele, tanto che ancora oggi è ricordato impropriamente dai fedeli del luogo come san Vito di Lucania. Sarebbe morto martire nell'anno 303, assieme alla nutrice santa Crescenzia e al precettore san Modesto, durante la persecuzione di Diocleziano.
Alcune presunte reliquie sono custodite in un corpo cerato che raffigura il Santo, custodito presso la chiesa Collegiata di Sant'Ambrogio di Omegna (VB), racchiuso in un'urna e portato solennemente in processione l'ultimo sabato di agosto, giorno in cui il vescovo di Novara Bascapè portò devotamente le reliquie ad Omegna. Altre presunte reliquie del Santo sono custodite nell'omonima chiesa di Marola (provincia della Spezia): in entrambe i casi si tratta di "corpi santi" provenienti dalle catacombe romane.
Secondo una passio del VII secolo il fanciullo siciliano Vito (BHL 8711-12; per BHL 8714 nasce in Lucania), dopo aver operato già molti miracoli, sarebbe stato fatto arrestare dal preside Valeriano. Avrebbe subito torture e sarebbe stato gettato in carcere senza che però avesse rinnegato la propria fede; sarebbe stato liberato miracolosamente da un angelo e si sarebbe recato, insieme al precettore Modesto e alla nutrice Crescenzia, in Lucania per continuare il suo apostolato. Acquistata sempre maggior fama presso il popolo dei fedeli, sarebbe stato perfino supplicato dall'imperatore Diocleziano di liberare il figlio dal demonio (forse si trattava di epilessia) ma, ottenuto il miracolo, Diocleziano gli si sarebbe scagliato contro, facendolo imprigionare e torturare. Dopo essere stato nuovamente liberato dall'angelo, ritornando presso il fiume Sele, Vito sarebbe morto ivi con Modesto e Crescenzia. Le salme dei tre sarebbero state in seguito sepolte dalla pia matrona Fiorenza in un luogo chiamato Marianus. Presso il fiume sele sorge un'antica chiesa dedicata al santo, luogo dove fu sepolto ad Eboli
Nella città di Marigliano, in provincia di Napoli, identificata dagli studiosi con l'antico Marianus, presso la chiesa di San Vito, costruita su una basilica martiriale altomedievale e annessa, a partire dalla seconda metà del XV secolo, ad un convento francescano, è custodita la tomba del martire sigillata da un marmo, ricoperto un tempo da pietre preziose, sul quale è incisa la frase latina: HIC VITO MARTIRI SEPVLTVRA TRADITVR.
Al racconto originario della passio del martire si aggiunsero con il passare degli anni varie leggende relative alle translationes delle sue reliquie in varie città e monasteri, e vari miracula che avrebbero avuto come protagonista Vito, leggende che contribuirono ad accrescere ulteriormente la sua fama.
Un'altra leggenda devozionale lo vede protagonista in Sicilia, a Regalbuto, dove, fermatosi per riposare nel luogo dove ora sorge la chiesa dei cappuccini, avrebbe incontrato dei pastori disperati perché alcuni cani avevano sbranato un bambino; allora il Santo, richiamati i cani, si sarebbe fatto restituire da essi i resti del corpo del bambino a cui avrebbe ridonato la vita.
Se è vero che per secoli la figura di san Vito ha alimentato ed esaltato la fede popolare – si pensi per esempio alla protezione per la quale veniva invocato, in modo particolare nella speranza di ottenere guarigione da patologie quali la Corea di Sydenham, una forma di encefalite nota come ballo di San Vito in quanto può presentare postumi come tic, tremori, etc., dall'idrofobia, da malattie degli occhi (in slavo la parola Vid = vista fu associata al suo nome, e in quelle terre il culto di san Vito pare avesse sostituito l'antico culto di Svetovit), dalla letargia, è altrettanto vero che la nascita del suo culto e la relativa tradizione agiografica non sono stati ancora studiati in maniera ampia e approfondita.
San Vito è il patrono ed il protettore dei danzatori. Era assai venerato nel medioevo e fu inserito nel gruppo dei santi ausiliatori, santi verso i quali veniva invocata una intercessione in particolare occasioni e nella speranza di ottenere guarigione da particolari malattie. Il simbolo che lo rappresenta è la palma.
È il patrono della sua città, Mazara del Vallo, e della diocesi di Mazara.
Non si hanno dati storicamente accertati sulla sua origine, anche se, secondo testimonianze, sarebbe nato in Sicilia da padre pagano. Sarebbe stato inoltre incarcerato sette anni a causa della sua fede cristiana.
Indice[nascondi] |
Tradizione [modifica]
«La città di Mazara per antichissima tradizione da nessun’altra contraddetta, passa per essere stata la patria del nostro Santo, il quale nato da Hila, idolatra e di nobile stirpe, ma allevato da Crescenzia ed educato da Modesto, ambedue ferventi cristiani, ancor fanciullo si distingueva per fervore nel praticare la fede e coraggio nel professarla»[1]Secondo il Martirologio Geronimiano Vito sarebbe vissuto a lungo in Lucania presso il fiume sele, tanto che ancora oggi è ricordato impropriamente dai fedeli del luogo come san Vito di Lucania. Sarebbe morto martire nell'anno 303, assieme alla nutrice santa Crescenzia e al precettore san Modesto, durante la persecuzione di Diocleziano.
Alcune presunte reliquie sono custodite in un corpo cerato che raffigura il Santo, custodito presso la chiesa Collegiata di Sant'Ambrogio di Omegna (VB), racchiuso in un'urna e portato solennemente in processione l'ultimo sabato di agosto, giorno in cui il vescovo di Novara Bascapè portò devotamente le reliquie ad Omegna. Altre presunte reliquie del Santo sono custodite nell'omonima chiesa di Marola (provincia della Spezia): in entrambe i casi si tratta di "corpi santi" provenienti dalle catacombe romane.
Secondo una passio del VII secolo il fanciullo siciliano Vito (BHL 8711-12; per BHL 8714 nasce in Lucania), dopo aver operato già molti miracoli, sarebbe stato fatto arrestare dal preside Valeriano. Avrebbe subito torture e sarebbe stato gettato in carcere senza che però avesse rinnegato la propria fede; sarebbe stato liberato miracolosamente da un angelo e si sarebbe recato, insieme al precettore Modesto e alla nutrice Crescenzia, in Lucania per continuare il suo apostolato. Acquistata sempre maggior fama presso il popolo dei fedeli, sarebbe stato perfino supplicato dall'imperatore Diocleziano di liberare il figlio dal demonio (forse si trattava di epilessia) ma, ottenuto il miracolo, Diocleziano gli si sarebbe scagliato contro, facendolo imprigionare e torturare. Dopo essere stato nuovamente liberato dall'angelo, ritornando presso il fiume Sele, Vito sarebbe morto ivi con Modesto e Crescenzia. Le salme dei tre sarebbero state in seguito sepolte dalla pia matrona Fiorenza in un luogo chiamato Marianus. Presso il fiume sele sorge un'antica chiesa dedicata al santo, luogo dove fu sepolto ad Eboli
Nella città di Marigliano, in provincia di Napoli, identificata dagli studiosi con l'antico Marianus, presso la chiesa di San Vito, costruita su una basilica martiriale altomedievale e annessa, a partire dalla seconda metà del XV secolo, ad un convento francescano, è custodita la tomba del martire sigillata da un marmo, ricoperto un tempo da pietre preziose, sul quale è incisa la frase latina: HIC VITO MARTIRI SEPVLTVRA TRADITVR.
Al racconto originario della passio del martire si aggiunsero con il passare degli anni varie leggende relative alle translationes delle sue reliquie in varie città e monasteri, e vari miracula che avrebbero avuto come protagonista Vito, leggende che contribuirono ad accrescere ulteriormente la sua fama.
Un'altra leggenda devozionale lo vede protagonista in Sicilia, a Regalbuto, dove, fermatosi per riposare nel luogo dove ora sorge la chiesa dei cappuccini, avrebbe incontrato dei pastori disperati perché alcuni cani avevano sbranato un bambino; allora il Santo, richiamati i cani, si sarebbe fatto restituire da essi i resti del corpo del bambino a cui avrebbe ridonato la vita.
Se è vero che per secoli la figura di san Vito ha alimentato ed esaltato la fede popolare – si pensi per esempio alla protezione per la quale veniva invocato, in modo particolare nella speranza di ottenere guarigione da patologie quali la Corea di Sydenham, una forma di encefalite nota come ballo di San Vito in quanto può presentare postumi come tic, tremori, etc., dall'idrofobia, da malattie degli occhi (in slavo la parola Vid = vista fu associata al suo nome, e in quelle terre il culto di san Vito pare avesse sostituito l'antico culto di Svetovit), dalla letargia, è altrettanto vero che la nascita del suo culto e la relativa tradizione agiografica non sono stati ancora studiati in maniera ampia e approfondita.
Culto [modifica]
È venerato come santo martire dalla Chiesa cattolica ed è un santo molto importante anche per la Chiesa ortodossa serba e quella bulgara. La sua ricorrenza è osservata nel giorno del 15 giugno del calendario gregoriano che corrisponde al 28 giugno del calendario giuliano.San Vito è il patrono ed il protettore dei danzatori. Era assai venerato nel medioevo e fu inserito nel gruppo dei santi ausiliatori, santi verso i quali veniva invocata una intercessione in particolare occasioni e nella speranza di ottenere guarigione da particolari malattie. Il simbolo che lo rappresenta è la palma.
È il patrono della sua città, Mazara del Vallo, e della diocesi di Mazara.
Preghiere e devozioni [modifica]
"Santu Vitu Santu Vitu, iu tri voti vi lu dicu vi lu dicu pi su cani ca mi voli muzzicari attaccatici lu mussu cu nu muccaturi russu attaccatici lu sciancu cu nu muccaturi iancu!" (preghiera tradizionale siciliana contro i morsi dei cani.la traduzione suona così: San Vito San Vito ve lo dico tre volte, ve lo dico affinché mi proteggiate da quel cane che vuole mordermi.Legategli il muso con un fazzoletto rosso, legategli il fianco-le gambe- con un fazzoletto bianco)La leggenda di San Vito a Gangi [modifica]
A Gangi, paese delle Madonie, si narra che quando fu realizzata la statua di San Vito avvenne un fatto prodigioso. Infatti la statua venne commissionata dalla chiesa di Santa Maria di Gesù ma la stessa notte che fu riposta nella nicchia sparì. Fu ritrovata alla chiesa Madre ma fu deciso di riportarla a Santa Maria. Ciò avvenne più volte, finché un mastro del popolo non decise di scolpire due cagnolini di legno e "attaccarli" alla statua. Fu così che la sacra immagine di San Vito restò fissa a Santa Maria in cui tutt'oggi possiamo ammirarla (leggenda raccolta in loco).Elenco dei patronati [modifica]
San Vito è patrono dei seguenti comuni italiani:- Aieta (CS)
- Albano di Lucania (PZ)
- Andalo (TN)
- Aquilonia (AV)
- Avigliano (PZ) - Chiesa di San Vito (Avigliano)
- Barbariga (BS)
- Barzanò (LC)
- Banzi (PZ)
- Campobello di Mazara (TP)
- Capaccio-Paestum (SA)
- Carini (PA)
- Carmiano (LE)
- Castri di Lecce (LE)
- Castelgrande (PZ)
- Cellole (CE)
- Cermenate (CO)
- Col San Vito, frazione di Cesiomaggiore (BL)
- Colle San Vito, frazione di Tornimparte (AQ)
- Ciminna (PA)
- Coli (PC)
- Condrò (ME)
- Cretone (Roma)
- Eboli (SA)
- Felitto (SA)
- Forio (NA)
- Gigliotti, frazione del comune di Colosimi (CS)
- Gergei (Ca)
- Guzzanica, frazione del comune di Dalmine (BG)
- Lequile (LE)
- Lusia (RO)
- Macchia, frazione del comune di Giarre (CT)
- Marano Lagunare (UD)
- Marigliano (NA)
- Mascalucia (CT)
- Mazara del Vallo, sua presunta città natale
- Montalto delle Marche (AP)
- Monte San Vito (AN)
- Montignoso (MS)
- Navezze, frazione del comune di Gussago (BS)
- Ossanesga, frazione del comune di Valbrembo (BG)
- Partanna (TP)
- Pignataro Maggiore (CE)
- Polignano a Mare (BA)
- Positano (SA)
- Rapone (PZ)
- Ravanusa (AG)
- Recanati (MC)
- Regalbuto (EN)
- San Gregorio Magno (SA)
- San Vito al Torre (UD)
- San Vito Chietino (CH)
- San Vito dei Normanni (BR)
- San Vito di Cadore (BL)
- San Vito di Leguzzano (VI)
- San Vito Lo Capo (TP)
- San Vito sullo Ionio (CZ)
- San Vito, frazione del comune di Ercolano (NA)
- Santo Stefano del Sole (AV)
- Sapri (SA)
- Tricase (LE)
- Tribiano (MI), compatroni SS. Modesto e Crescenzia
- Tortorella (SA), compatroni SS. Urbano Papa e Felice Martire
- Chiaramonte Gulfi (RG)
domenica 13 giugno 2010
PALAGONIA: Mostra “GENESI PRIMORDIALE” di Andrea Antonio Siragusa
Inizio: | domenica 20 giugno 2010 alle ore 20.00 |
Fine: | venerdì 2 luglio 2010 alle ore 21.30 |
Luogo: | Chiesa San Nicola |
Via: | via S. Nicola |
Città/Paese: | Palagonia, Italy |
Descrizione
Con estremo orgoglio, ci pregiamo inaugurare una nuova fase creativa, nel percorso artistico di Andrea Antonio Siragusa.
Il tenore che con la sua voce argentina ha deliziato per anni il pubblico di tanti eventi promossi dal Sodalizio Amedit, oggi si presenta a noi anche nella sua veste inedita di pittore.
Una pittura, quella di Siragusa, che ci offre tra l’altro la felice sintesi della sua anima multiforme: di poeta, innanzitutto, ma anche, perché no, di cantante; poiché anche se il medium è ora rappresentato dall’espressione pittorica, essa pure ha una forza evocativa in grado di restituirci grande pathos poetico e musicale.
Il grande artista russo Mark Rothko affermava: “Un quadro vive attraverso la compagnia altrui, espandendosi e prendendo vita negli occhi dell’osservatore sensibile. E muore per lo stesso motivo. E’ quindi rischioso e ingrato mandarlo nel mondo."
Crediamo che Siragusa abbia assunto pienamente questo gravoso rischio, poiché la sua certo non comune arte, pone lo spettatore dinanzi a una sfida, obbligandolo a guardare oltre la forma e oltre la pittura stessa…
******
Artista siciliano estremamente eclettico per la sua apertura alle più svariate forme espressive, Andrea Antonio Siragusa è già noto al grande pubblico come tenore lirico, avendo calcato le scene di alcuni tra i più prestigiosi teatri d’opera italiani e partecipato a tournée lirico-sinfoniche internazionali; proseguendo ancora oggi con un’intensa attività concertistica.
Un universo del tutto sommerso, in quanto ancora in gran parte inedito, è rappresentato dalla sua vasta produzione letteraria che conta numerose raccolte poetiche, tra le quali spiccano “Amorosa Passione e Resurrezione dell’Emmanuele”, musicata dal M° Angelo Mazza e pubblicata da Eurarte nel 2002, e “Amorosa Anima che Tutto Crea…”, musicata dal M° Matthew Brooks. E’ autore di diversi allestimenti poetico-musicali (“Amadeus”, “Recitado Siragusa/Lorca”, “Magnificat…Dialogo Contemplativo” ecc.), e di alcuni testi drammaturgici come il “Lazzaro”.
Il suo approccio alla pittura lo rende certamente un degno rappresentante delle istanze espressive contemporanee, pur con una eco che lo ricollega alla corrente dell’espressionismo astratto, rielaborata secondo uno stile personalissimo ed estremamente originale.
Per i suoi alti meriti artistici riceve vari premi e riconoscimenti, tra cui: Premio “Paesi Etnei Oggi” (S. Giovanni La Punta – CT); Premio Mediterraneo 2001 “Nuccio Costa” (Catania); nel 2002 viene insignito del titolo di Socio Onorario del Sodalizio Amedit, e nel 2007 del titolo di Cittadino Onorario della Città di Palagonia (CT).
La mostra “GENESI PRIMORDIALE - le astrazioni liriche di Andrea Antonio Siragusa", proporrà alcune tra le opere più rappresentative del suo percorso pittorico. Tali opere daranno al visitatore l’occasione per ammirare un’espressione assolutamente originale del panorama artistico contemporaneo, sia per lo stile sia per i temi trattati – in gran parte attinenti alla dimensione dello Spirito ed al processo della Genesi da cui tutto ebbe origine.
INAUGURAZIONE: Domenica 20 Giugno, ore 19:30
CON CONCERTO CLASSICO PER TENORE E PIANO:
Andrea Antonio Siragusa, tenore – Giuseppe Palmeri, pianista.
CHIUSURA DELLA MOSTRA: Venerdì 2 luglio, ore 21,30
EVENTO ORGANIZZATO DALL'ASS. "AMEDIT-Amici del Mediterraneo"
COL PATROCINIO DELLA PROVINCIA REGIONALE DI CATANIA
INGRESSO LIBERO
Il tenore che con la sua voce argentina ha deliziato per anni il pubblico di tanti eventi promossi dal Sodalizio Amedit, oggi si presenta a noi anche nella sua veste inedita di pittore.
Una pittura, quella di Siragusa, che ci offre tra l’altro la felice sintesi della sua anima multiforme: di poeta, innanzitutto, ma anche, perché no, di cantante; poiché anche se il medium è ora rappresentato dall’espressione pittorica, essa pure ha una forza evocativa in grado di restituirci grande pathos poetico e musicale.
Il grande artista russo Mark Rothko affermava: “Un quadro vive attraverso la compagnia altrui, espandendosi e prendendo vita negli occhi dell’osservatore sensibile. E muore per lo stesso motivo. E’ quindi rischioso e ingrato mandarlo nel mondo."
Crediamo che Siragusa abbia assunto pienamente questo gravoso rischio, poiché la sua certo non comune arte, pone lo spettatore dinanzi a una sfida, obbligandolo a guardare oltre la forma e oltre la pittura stessa…
******
Artista siciliano estremamente eclettico per la sua apertura alle più svariate forme espressive, Andrea Antonio Siragusa è già noto al grande pubblico come tenore lirico, avendo calcato le scene di alcuni tra i più prestigiosi teatri d’opera italiani e partecipato a tournée lirico-sinfoniche internazionali; proseguendo ancora oggi con un’intensa attività concertistica.
Un universo del tutto sommerso, in quanto ancora in gran parte inedito, è rappresentato dalla sua vasta produzione letteraria che conta numerose raccolte poetiche, tra le quali spiccano “Amorosa Passione e Resurrezione dell’Emmanuele”, musicata dal M° Angelo Mazza e pubblicata da Eurarte nel 2002, e “Amorosa Anima che Tutto Crea…”, musicata dal M° Matthew Brooks. E’ autore di diversi allestimenti poetico-musicali (“Amadeus”, “Recitado Siragusa/Lorca”, “Magnificat…Dialogo Contemplativo” ecc.), e di alcuni testi drammaturgici come il “Lazzaro”.
Il suo approccio alla pittura lo rende certamente un degno rappresentante delle istanze espressive contemporanee, pur con una eco che lo ricollega alla corrente dell’espressionismo astratto, rielaborata secondo uno stile personalissimo ed estremamente originale.
Per i suoi alti meriti artistici riceve vari premi e riconoscimenti, tra cui: Premio “Paesi Etnei Oggi” (S. Giovanni La Punta – CT); Premio Mediterraneo 2001 “Nuccio Costa” (Catania); nel 2002 viene insignito del titolo di Socio Onorario del Sodalizio Amedit, e nel 2007 del titolo di Cittadino Onorario della Città di Palagonia (CT).
La mostra “GENESI PRIMORDIALE - le astrazioni liriche di Andrea Antonio Siragusa", proporrà alcune tra le opere più rappresentative del suo percorso pittorico. Tali opere daranno al visitatore l’occasione per ammirare un’espressione assolutamente originale del panorama artistico contemporaneo, sia per lo stile sia per i temi trattati – in gran parte attinenti alla dimensione dello Spirito ed al processo della Genesi da cui tutto ebbe origine.
INAUGURAZIONE: Domenica 20 Giugno, ore 19:30
CON CONCERTO CLASSICO PER TENORE E PIANO:
Andrea Antonio Siragusa, tenore – Giuseppe Palmeri, pianista.
CHIUSURA DELLA MOSTRA: Venerdì 2 luglio, ore 21,30
EVENTO ORGANIZZATO DALL'ASS. "AMEDIT-Amici del Mediterraneo"
COL PATROCINIO DELLA PROVINCIA REGIONALE DI CATANIA
INGRESSO LIBERO
Iscriviti a:
Post (Atom)