sabato 28 febbraio 2009

feste e sagre marzo

Feste e Sagre di MARZO
Quando...
Dove...
Cosa...
Informazioni
Marzo-aprile
Ramacca (CT)
Sagra del carciofo
095 7930122
Marzo-aprile
Piana degli Albanesi (PA)
Sagra dei "cannoli"
091 8574144
9 marzo
Castronovo (PA)
S. Basilio Vitale

18 marzo
Misilmeri (PA)
Sagra della "sfince"
091 8731987
19 marzo
Scicli (RG)
Cavalcata di San Giuseppe

19 marzo
Santa Croce Camerina (RG)
Cene di San Giuseppe

19 marzo(e la settimana precedente)
Ribera (AG)
Festeggiamenti in onore di San Giuseppe

19 marzo
Canicattì (AG)
Festeggiamenti in onore di San Giuseppe

19 marzo
Sant'Angelo Muxaro (AG)
Festeggiamenti in onore di San Giuseppe

19 marzo
Salemi (TP)
"I pani di Salemi": cene di S. Giuseppe con preparazione di pani votivi
0924 991320
19 marzo
Salaparuta (TP)
Sagra del formaggio e della ricotta
0924 75300
2a quindicina del mese di marzo
Scicli (RG)
Cavalcata di San Giuseppe
0932 931652
ultima decade di marzo
Niscemi (CL)
Sagra del carciofo
0933 881271
25 marzo
Ficarra (ME)
Festa di Santa Maria Annunziata

ultimo venerdì di marzo
San Marco D'Alunzio (ME)
Festa del SS. Crocifisso di Aracoeli - processione dei Babbaluti

Feste e Sagre di APRILE
Quando...
Dove...
Cosa...
Informazioni
PASQUAvenerdì Santo
Pietraperzia (EN)
Processione

PASQUAlunedì, martedì, giovedì e venerdì santo
Chiaramonte Gulfi (RG)
Processione

PASQUAvenerdì Santo
Alcamo (TP)
Processione del Cristo morto e dell'Addolorata il pomeriggio del venerdì
0923 545511
PASQUAVenerdì Santo
Caltanissetta
Processione dei Misteri
0934 530411
PASQUAvenerdì Santo e Domenica di Pasqua
Castelvetrano (TP)
Venerdì: processione. Domenica mattina: Festa dell'Aurora, celebrata fin dal 1860
0924 90 91 00
PASQUA
Gangi (PA)
Processione

PASQUADomenica di Pasqua
Comiso (RG)
A Paci - domenica mattina
0932 75 25 21
PASQUAvenerdì Santo e Domenica di Pasqua
Caltagirone (CT)
Processione

PASQUAGiovedì e Venerdì Santo
Ispica (RG)
Processione del Cristo alla Colonna

PASQUAVenerdì Santo
Monterosso Almo (RG)
Processione

PASQUAVenerdì Santo
Enna
Processioni delle Confraternite il Venerdì Santo
0935 24007
PASQUAVenedì Santo
Erice (TP)
Processione dei Misteri il Venerdì Santo
0923 869388
PASQUAGiovedì Santo
Marsala (TP)
Processione dei Misteri
0923 714097
PASQUAVenerdì Santo
Messina
Processione delle Varette, con le 14 stazioni della Via Crucis il Venerdì Santo
090 675356
PASQUASabato Santo
Milazzo (ME)
Processione della Via Crucis con personaggi in costume il sabato
090 9222865
PASQUADomenica di Pasqua
Modica (RG)
A Maronna Vasa Vasa - domenica mattina
0932 752747
PASQUA
Piana degli Albanesi (PA)
Gli abitanti durante la settimana santa indossano costumi tradizionali trapunti d'oro e d'argento. Il venerdì si tiene il coro del Siemon Kremate e processione degli Enkomia. Domenica vengono lasciate libere delle colombe bianche, si lanciano ciuffi di rosmarino e vengono donate uova dipinte di rosso
091 6058111
PASQUAgiovedì e venerdì Santo
Barcellona Pozzo di Gotto (ME)
Processione

PASQUAdal mercoledì al venerdì Santo
San Fratello (ME)
Festa dei Giudei

PASQUADomenica di Pasqua
Prizzi (PA)
Domenica mattina: Abballu de li diavuli
091 6058111
PASQUAVenerdì Santo
Ragusa
Venerdì Santo: Processione e fiaccolata dei misteri. A Ibla, rievocazione del martirio di San Giorgio
0932 621421
PASQUADomenica delle Palme
Scicli (RG)
Santa Maria della Pietà - processione
0932 931652
PASQUADomenica di Pasqua
Scicli (RG)
Processione del Cristo Risorto, chiamato U Gioia
0932 931652
PASQUAVenerdì Santo
Trapani
Processione dei Misteri il venerdì pomeriggio e sabato mattina
0923 545511
PASQUA
Ferla (SR)
Sagra dei prodotti tipici della montagna
0931 870136
Giorno dell'Ascensione
Floridia (SR)
Sagra delle lumache
0931 920111
seconda settimana dopo Pasqua
Aragona C. (AG)
Sagra de Tagano
0922 37777

sabato 21 febbraio 2009

ronde




Aiuto mi sembra di vivere un incubo,un dejavu.Con il nuovo decreto antistupro sembra che si voglia sfruttare le paure dei cittadini per legalizzare il ritorno alle camicie nere

Antica focacceria

I fratelli Conticello a Milano portano il panino anti-mafia
di Paolo Marchi


Da questa mattina i milanesi, per gustare «U panu cà meusa», il panino con la milza, non dovranno più prendere l’aereo e recarsi a Palermo. Basterà andare, in bici, a piedi o in tram, al 10 di via Ponte Vetero, tra il Castello e Brera, ed entrare da Princi, la panetteria, una di quattro in verità, di un calabrese, Rocco Princi, arrivato a Milano «in nome del pane» come scrive nel suo sito. Che va aggiornato perché adesso, stesso posto, abbiamo il matrimonio tra lui e l’Antica Focacceria S. Francesco, due realtà oltre la stessa vetrina.La singolarità del rapporto va ben oltre la possibilità di fare grandi colazioni o comprare un gran pane piuttosto che gustare i piatti di un posto storico di Palermo in trasferta al Nord. I fratelli Vincenzo e Fabio Conticello, quinta generazione dietro il bancone della focacceria - il nonno del loro nonno aprì nel 1834 -, sono un simbolo della lotta alla mafia, quella condotta con i fatti e non i bla bla bla retorici. Nel 2005 Vincenzo venne invitato a pagare il pizzo; invece di cedere, denunciò i suoi estorsori che, arrestati, vennero da lui riconosciuti in aula e condannati.Da allora vive sotto scorta e tutti i suoi passi monitorati dalle forze dell’ordine. Entrare in affari con lui vuole dire fare una precisa scelta di campo e questo spiega la presenza ieri sera all’inaugurazione del vicepresidente della Commissione antimafia Fabio Granata e del sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti che si sta impegnando per bonificare la sua città.Ha spiegato Vincenzo Conticello: «La prima telefonata l’ha fatta Princi, luglio dell’anno scorso. Per la verità, mi chiamò il vicecapo della Mobile di Palermo per dirmi che era stato contattato dalla questura di Milano perché un imprenditore di Milano voleva parlarmi per fare impresa assieme. Princi mi aveva visto in televisione, protagonista a Blu Notte per via del racket, ma ero in partenza per i Giochi a Pechino, così ci siamo presi del tempo e tutto è stato deciso tra Natale e la Befana».E un mese e mezzo dopo eccolo a raccontarsi a Milano: «Qui portiamo la qualità dei nostri piatti e dei prodotti siciliani, tutti di realtà impermeabili alla mafia come i vini Planeta. Poi c’è il fatto che noi dell’Antica Focacceria abbiamo voluto marcare il nostro territorio: da una parte gli onesti e dall’altra i mafiosi. Sicuramente è tanta la gente che mi diceva e ancora mi chiede “ma chi te lo ha fatto fare?” e già solo ponendomi questa domanda si qualificano per il poco o nulla che sono, poi ci sono le pacche sulle spalle, che vogliono dire ancora di più. Io voglio una Palermo dove sia possibile essere liberi di operare senza che l’azienda sia prigioniera della mafia, anche perché poi il pizzo non lo paghiamo noi, ma i nostri clienti a cui aumentiamo i prezzi».Sono stati mesi duri: «Quando nel 2005 decisero di premermi addosso, iniziarono a prendere di mira non solo le nostre strutture, ma anche le macchine di chi veniva da noi. Le danneggiavano senza rubare nulla perché non volevano rubare, ma intimidire i clienti e renderci la vita impossibile. Adesso dove siamo noi è il luogo più sicuro di Palermo, nessuno più osa spostare qualcosa e chi abita vicino mi ringrazia».E l’onesta costa: «Il nostro panino con la milza viene 3 euro, quando per strada lo trovi a 1,80. Però, a parte qualità delle materie prime e digeribilità, io pago le tasse e ho 48 dipendenti tutti in regola. Ai miei concittadini dico che servirsi da quelli come me, è mandare un segnale preciso: i soldi si danno allo Stato e non alla mafia».
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venerdì 20 febbraio 2009

Noto SR

http://www.youtube.com/watch?v=LqeEKt3hAv8&hl=itfesta s.corrado


http://www.youtube.com/watch?v=ei0cHKXJxOk&hl=it http://www.noto.it/


http://www.eventiesagre.it/Eventi_Religiosi/4792_Festa+di+San+Corrado.html
http://www.nbtv.it/








In una regione in cui abbondano olivi e mandorli, Noto è un piccolo gioiello barocco arroccato su un altopiano che domina la valle dell'Asinaro, coperta di agrumi. La sua bellezza, così armoniosa da sembrare una finzione, la scena di un teatro, nasce da un fatto tragico: il terremoto del 1693 ... (continua)

martedì 17 febbraio 2009

Termini Imerese PA

http://www.carnevaletermitano.it/
http://www.edilone.it/Rinasce-alle-porte-di-Termini-Imerese-PA-la-necropoli-di-Himera-la-pi%C3%B9-grande-in-Sicilia_restauro__x_186.html

Io personalmente mi sento molto legato sentimentalmente a questa cittadina dove naque la seconda moglie di mio nonno paterno.A mia nonna Angela Tocco dedico questo post
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Feste e Sagre
Famosa sin dall'antichità per le sue acque termali clorurosalsojodiche che sgorgano ad una temperatura di 43°C. Termini è anche un importante porto ed è dotata di un estesa area industriale. La città inizia ad assumere una certa importanza quando, dopo la sconfitta inflitta dai Cartaginesi ad Himera nel 408 a.C.. gli imeresi si stabiliscono qui, nelle vicinanze di una fonte termale. Divenuta colonia romana, attraversa un periodo di grande prosperità. Decade all'epoca delle invasioni barbariche per poi rifiorire nel periodo arabo e normanno. Divenuta nel Medio Evo principale porto di esportazione del grano saraceno, viene in seguito particolarmente protetta dai Vicerè spagnoli nel XVI sec. Oggi Termini comprende un nucleo più antico che si trova nella città alta e la città bassa, moderna. Molto animato è il Carnevale che vanta una certa tradizione, con sfilate di carri allegorici e gruppi mascherati.
ALLA SCOPERTA DEL CENTRO
Si può partire da piazza Duomo, sulla quale si affaccia anche il Palazzo del Comune che possiede una ex-Sala Consiliare decorata con affreschi di Vincenzo La Barbera (1610) che narrano la storia della città.
Duomo - Ricostruito nel XVII sec, conserva al suo interno (4° cappella a destra) un fine altorilievo marmoreo della Madonna del Ponte di Ignazio Marabitti (1842), una pregevole statua lignea dell'Immacolata opera del Quattrocchi (1799) nell'omonima cappella e, nella cappella di S. Bartolomeo, un'interessante portantina rococò per recare la Comunione agli ammalati, di influenza veneta.
Museo Civico - In via Museo Civico, dal lato opposto della piazza rispetto al Duomo. Il percorso museale, ben allestito e arricchito da utili pannelli esplicativi, comprende una sezione archeologica e una pinacoteca. Nella prima sono esposti materiali risalenti al Paleolitico e al Neolitico provenienti da grotte locali, reperti degli scavi di Himera, tra cui spiccano due bei crateri attici a figure rosse (V sec. a.C.), una collezione numismatica (monete greche, romane e puniche) e infine, nel salone, ceramiche ellenistiche e romane, lucerne, vasetti e unguentari provenienti da corredi funebri, statue togate provenienti dal Foro e dalla cosiddetta casa di Stenio (I sec. d.C.). ritratti tra cui quello di Agrippina, madre di Caligola, che conserva ancora tracce di pittura, tubazioni dell'acquedotto Cornelio, epigrafi romane. Dal salone archeologico si accede alla cappella di S. Michele Arcangelo, affrescata da Nicolò da Pettineo, che ospita tra gli altri un trittico con la Madonna e Santi di Gaspare da Pesaro (1453), una croce marmorea bifacciale (XV sec.) di scuola gaginesca, e una scultura Iignea del XV sec., dall'interessante iconografia, che raffigura a Trinità in forma di Pietà (lo Spirito Santo è personificato). Dalla cappella si accede alla Pinacoteca (piano superiore) che raccoglie opere pittoriche dal XVII al XIX sec. In particolare si segnalano un'Annuciazione fiamminga (XVI sec.), alcune opere del pittore locale Vittorio la Barbera (Crocifissione. XVII sec.), il S. Sebastiano di Solimena e, in una piccola saletta in fondo, un piccolo trittico bizantino da viaggio su tavola (XVIII sec.) Imboccando via Belvedere, alle spalle del Duomo, si giunge alla terrazza da dove si ha un bel panorama sulla costa. Poco più avanti a sinistra si trova la graziosa chiesetta di S. Caterina d'Alessandria (XIV sec.) con bel portale a sesto acuto sormontato da un bassorilievo con l'effigie della santa. Poco oltre si entra nell'ombroso parco di Villa Paimert, dove si possono vedere i ruderi della Curia romana. Uscendo dalla villa e seguendo via Anfiteatro si trovano i resti dell'Anfiteatro romano (I sec. d.C.), di cui sono ben evidenti i piloni deIIambulacro esterno. Si torna in piazza Duomo e si imbocca via Mazzini: più avanti a destra la Chiesa del Monte, secentesca, fu a lungo utilizzata come Pantheon cittadino.
La città bassa - Scendere alla città bassa per la serpentina Balsamo (riprendendo l'automobile). Ad una curva a sinistra si può sostare in un vicolo che parte sulla destra per ammirare un bello scorcio sulla cupola in maiolica azzurra della Chiesa dell'Annunziata. Si giunge in piazza delle Terme, dominata dalla mole del Grande Albergo delle Terme, edificato nel XIX sec. su progetto dell'architetto Damiani Almeyda.
NELLE IMMEDIATE VICINANZE
Acquedotto Cornelio - Seguendo la statale per Caccamo, si imbocca una deviazione a sinistra (segnale giallo); dopo circa 300 m, ad una curva si vede alla propria sinistra l'acquedotto romano, a due ordini di arcate, che corre a cavallo della valletta formata dal torrente Barratina.
DINTORNI
Scavi di Himera - 18 km a est. Fondata neI 648 a.C. da coloni di Zancle, Himera fu teatro di una schiacciante sconfitta dei Cartaginesi ad opera di Agrigentini alleati ai Siracusani (480 a.C.). NeI 408 a.C. però, i Cartaginesi, sbarcati nuovamente sull'isola, la conquistarono e la rasero al suolo per sempre. Il sito dell'antica città si trova in cima a una collina a sud della statale Messina-Palermo. Qui sono stati portati alla luce resti delle mura e parte dell'area sacra con tre templi. Lungo la strada che sale agli scavi si trova l'Antiquarium, che sarà adibito all'esposizione di reperti degli scavi. L'edificio più importante e il meglio conservato è però il Tempio della Vittoria (V sec. a.C.). che si trova ai piedi della collina, a nord rispetto alla statale. E' probabile che i Greci ne abbiano imposto la costruzione ai Cartaginesi per celebrare la loro vittoria nel 480 a.C.; il tempio dedicato ad Atena, era in stile dorico con 6 colonne sul lato frontale e 14 sui lati lunghi: sono ben visibili resti di colonne, della cella, del pronao e dell'opistodomo. Le grondaie erano splendidamente decorate con sculture a testa leonina e sono oggi conservate al Museo Archeologico di Palermo.
San Nicola l'Arena - 13 km a ovest. Un castello dotato di tre torri circolari fronteggia il bel porticciolo turistico di questa località balneare. Prospiciente il porto un capanno in rovina conserva ancora i barconi utilizzati per la pesca al tonno; in lontananza (verso ovest) si vede la suggestiva torre di awistamento situata sul Capo Grosso




venerdì 6 febbraio 2009

Catania

http://www.calciocatania.it/ http://www.teatromassimobellini.it/
http://v.ku6.com/show/Q1l9PH1qwjJDmD2F.htmlfuochi d artificio s. agata

http://www.dailymotion.com/video/x8a08n_festa-di-s-agata-cunetta-o-dosso-in_webcam






CATANIA
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Feste e Sagre
PIAZZA DEL DUOMO Centro monumentale della città progettato da Vaccarini, questa piazza deve il suo armonioso aspetto barocco agli edifici che la delimitano. Al centro, la Fontana dell'Elefante, simbolo di Catania, cui fa riscontro, più defilata, sul lato sud, l'ottocerntesca Fontana dell'Amenano con i palazzi dei Chierici e Pardo a fare da scenario. La piazza è dominata dalla bella facciata del Duomo, subito seguita sulla destra dal palazzo Vescovile e da porta Uzeda. Sulla sinistra, in posizione un po' arretrata, la bella Badia di S. Agata. Il lato settentrionale è quasi totalmente occupato dall'elegante prospetto del Palazzo Senatorio o degli Elefanti (sede del Municipio), opera di GB. Vaccarini. Nella corte si possono ammirare due berline del senato.
Fontana dell'Elefante - E' stata ideata nel 1735 e ricorda l'obelisco di piazza della Minerva a Roma. Su un alto zoccolo in pietra, un elefante in nera pietra lavica, forse di origine bizantina (ornava la piazza già nel '500) sostiene sul dorso un obelisco antico coperto di geroglifici relativi al culto d'Iside, largamente praticata nell'antico Egitto, da dove i Romani lo hanno prelevato.
Duomo - Dedicato a S. Agata, patrona della città, è stato edificato alla fine dell'XI sec. dal normanno Ruggero I, ma rifatto dopo il terremoto deI 1693. La facciata* è uno dei capolavori di Vaccarini. Lungo via Vittorio Emanuele II, in corrispondenza del cortile del palazzo del Vescovo, si possono ammirare le alte absidi normanne in lava. L'aspetto massiccio e le alte e strette monotone che fanno pensare a delle fenitoie sottolineano come il Duomo fosse concepito come chiesa fortificata. Il lato nord presenta un bel portale cinquecentesco, con una trabeazione ornata da putti. Interno - Ingresso dal lato nord. Nel pavimento sono stati portati alla luce alcuni basamenti delle colonne dell'edificio normanno. Addossato al 2° pilastro a destra, nella navata centrale, si può vedere la stele funeraria di Bellini, morto a Puteaux, dove risiedeva, ed inizialmente sepolto a Parigi. Il transetto è chiuso da due cappelle cui si accede attraverso begli archi rinascimentali. Quella di destra, dedicata alla Madonna, racchiude il sarcofago di Costanza, moglie di Federico III d'Aragona, morta nel 1363. L'abside destra è occupata dalla cappella di S. Agata, di epoca rinascimentale, ma già esuberante nel decoro, soprattutto per le dorature. Particolarmente ricco è il portale di fattura spagnola che dà accesso alle reliquie ed al tesoro (sulla sinistra). Di fronte si trova il bel monumento funebre del vicerè Ferdinando de Acua, inginocchiato (1495). Nel coro gli stalli scolpiti nel XVI sec. illustrano episodi della vita di S. Agata. Nella sagrestia si trova un grande affresco (purtroppo rovinato) che raffigura in modo abbastanza veritiero la città prima del 1669. con l'Etna sullo sfondo e le colate di lava che stanno per invaderla. Sotto la chiesa sussistono i resti delle Terme Achilliane (normalmente accessibili da una botola davanti all'edificio, ma temporaneamente chiuse).
Badia di S. Agata - Di fianco al Duomo, contribuisce all'armonia della piazza. L'andamento curvilineo della facciata è coronato da una cornice che sottolinea il primo ordine e che culmina, al centro, in un timpano triangolare. E'anch'essa un capolavoro di Vaccarini.
Fontana dell'Amenano - Alimentata dall'omonimo fiume che prima di giungere qui tocca alcuni dei principali monumenti di epoca romana (il teatro e le terme della Rotonda), viene familiarmente chiamata dai catanesi "Acqua a lenzuolo", per il modo in cui l'acqua scende dalla vasca superiore formando un velo continuo. Alle sue spalle si apre piazza Alonzo di Benedetto, ove ogni mattina si tiene il pittoresco e vivacissimo mercato del pesce che continua anche al coperto, negli ambienti che costituivano in passato il corpo di guardia della porta di Carlo V. La porta faceva parte delle fortificazioni cinquecentesche ed il prospetto principale è ancora visibile da piazza Pendo. Sempre su piazza di Benedetto, lungo il muro di Palazzo Chierici, si può vedere la Fontana dei Sette Canali.
Il quartiere. Nel tratto di via Vittorio Emanuele II alle spalle del Duomo si trovano alcuni bei monumenti. Su una piccola piazza sulla destra si affaccia la bella chiesa di S. Placido. la cui facciata, dalle morbide linee concave, è opera di Stefano Ittar (1769). Lungo il lato destro della chiesa (via Museo Biscari) si allinea l'ex-convento del quale si possono ancora vedere linee del portale e di alcune finestre. Nel cortile (ingresso da via Landolina) si trovano i resti di Palazzo Platamone (XV sec.), una bella balconata a fasce bicrome.
Palazzo Biscari - E' il più bell'edificio civile della città. Venne edificato dopo il terremoto del 1693, ma raggiunse il suo splendore circa 60 anni più tardi con Ignazio Biscari, uomo eclettico, appassionato di arte, letteratura ed archeologia che promosse molti degli scavi della zona e inaugurò addirittura nel palazzo un museo di archeologia. Il lato sud in particolare presenta una ricchissima decorazione a figure, volute, putti e racemi che incorniciano le finestre della lunga terrazza e che emergono dalla facciata scura. L'ingresso del palazzo (via Museo Biscari) è costituito da un ricco portale che dà accesso ad un cortile ornato da una bella scala a tenaglia. Da qui si accede alle stanze di rappresentanza. In fondo si trova il bel salone delle feste, affrescato da Sebastiano Lo Monaco ed arricchito da stucchi, donature e specchi. Al centro, il soffitto si apre in una cupola ovale completa di ballatoio che ospitava in passato i musicisti. La musica così sembrava scendere direttamente dal cielo. L'affresco raffigura il trionfo del casato festeggiato dal consiglio degli dei. Una leziosa scala a chiocciola situata nella galleria adiacente alla sala costituisce l'accesso al palchetto. Dalla galleria si gode anche di una bella visuale sulla terrazza del lato sud.
IL QUARTIERE OCCIDENTALE Si snoda lungo via Vittorio Emanuele II che, con la più commerciale e monumentale via Etnea, costituisce il "centro" ed il passeggio della città. La visita inizia da piazza S. Francesco su cui prospetta la monumentale chiesa dedicata al santo e da cui diparte la bella via Crociferi.
Via Crociferi - Può essere considerata la via del barocco catanese per eccellenza. Gli edifici che la fiancheggiano, soprattutto nel primo tratto, la rendono infatti di una bellezza e di una armonia uniche. Vi si accede dall'Arco di S. Benedetto, fiancheggiato dalla Badia Grande e dalla Badia Piccola. Sulla sinistra si allineano le due chiese di S. Benedetto e di S. Francesco Borgia. La piccola via fra le due chiese è delimita ta, in fondo, da Palazzo Asmundo. Continuando in via Crociferi si incontra sulla sinistra il complesso dei Gesuiti che oggi ospita l'lstituto d'Arte. Il primo cortile, attribuito a Vaccarini, presenta un bel porticato a due ordini. Lo stesso modulo compositivo è visibile anche nella corte dell'Università nell'omonima piazza. Bello anche il disegno della pavimentazione a ciottoli bianchi e neri. Sulla destra, l'elegante facciata curvilinea di S. Giuliano è probabilmente opera di Vaccarini. All'interno, a croce greca che si smussa in un ottagono, l'altare in agata e pietra dura è sovrastato da un crocefisso trecentesco dipinto su legno. La via è chiusa sul fondo dal cancello di villa Cerami, oggi sede della Facoltà di Giurisprudenza.
Museo Belliniano - La casa natale di Vincenzo Bellini (1801-1835) è stata sistemata a museo ed ospita documenti, ricordi e ritratti, un cembalo e la spinetta del nonno del musicista. Nell'ultima sala sono raccolti alcuni spartiti autografi.
Museo Emilio Greco - Conserva l'intera opera grafica di questo artista catanese (1913-1995) conosciuto soprattutto come scultore. I soggetti, volti e corpi. femminili, dimostrano una particolare attenzione per l'armonia delle forme derivata dallo studio dell'arte greca.
Teatro Antico - Accesso dal n° 266 di C.so Vittorio Emanuele II. Il teatro nella sua forma attuale risale all'epoca romana. Non è però da escludere che si sia impiantato su uno greco di cui però non restano tracce se non nella letteratura del tempo (Discorso di Alcibiade ai catanesi durante la guerra del Peloponneso). Costruito in pietra lavica, aveva però i sedili in pietra calcarea o marmo (per le persone importanti) e poteva ospitare 7000 spettatori. La cavea poggia su tre corridoi con copertura a volta collegati tra loro ed alla cavea attraverso vomitoria che facilitavano il flusso degli spettatori. Già in epoca normanna il teatro venne in parte spogliato dei suoi marmi, utilizzati per edificare la cattedrale. Attiguo al teatro, si trova un Odeon costruito in epoca successiva. Era un ambiente più piccolo destinato agli spettacoli di musica e alle orazioni. Alle spalle della cavea si trovano gallerie disposte a raggiera delle quali non si conosce ancora l'esatto utilizzo. Chi fosse particolarmente interessato ai reperti romani può farsi accompagnare dai custodi del teatro a visitare le Terme della Rotonda (via della Rotonda) oggi ridotte ad una sola sala circolare coperta da una cupola, trasformata in chiesa in epoca bizantina (VI sec.). E possibile inoltre farsi accompagnare a visitare anche le Terme dell'Indirizzo (piazza Currò). Lo stabilimento termale era formato da circa dieci ambienti con copertura a cupola. Ben visibili sono le fornaci utilizzate per riscaldare le sale ed anche alcuni tubi a sezione rettangolare per il passaggio d'aria calda.
Casa di Verga(Vedi http://www.sicilyweb.com/musei/ct-cngv.htm)Via S. Anna, 8. E' qui che lo scrittore Giovanni Verga (1840 - 1922) ha trascorso molti anni della sua vita. La casa è rimasta come lui l'ha lasciata tranne per il fatto di essere stata arricchita di alcuni mobili che si trovavano nella sua abitazione milanese (ultime stanze). Nello studio si può curiosare nelle "passioni letterarie" dello scrittore e spiare i suoi autori preferiti. Tra gli altri spiccano Capuana, D'Annunzio e la Deledda.
VIA ETNEA Quest'arteria rettilinea lunga più di 3 km è fiancheggiata dai principali negozi e piazza dell'Università ed infine piazza Stesicoro, prima di giungere a Villa Bellini, il bel giardino comunale.
Piazza dell'Università - Di forma quadrata, è circondata da palazzi maestosi. A destra Palazzo Sangiuliano, del Vaccarini, a sinistra l'Università, costruita intorno ad una bella corte quadrata delimitata da un portico che si alza in una loggia di uguale tipologia. La piazza è rischiarata, la sera, da quattro bei lampioni (1957), opera di uno scultore catanese. Più avanti si ammira la bella facciata concava della Collegiata (S. Maria della Consolazione), opera di Stefano Ittar (XVIII sec.). Poco oltre, sulla sinistra, il bel prospetto di Palazzo San Demetrio (XVII-XVIII sec.), con un ricco portale e delle notevoli mensole. La settecentesca chiesa di S. Michele Arcangelo presenta, subito oltre l'ingresso, una doppia scalinata marmorea in cima alla quale si trovano due acquasantiere di gusto barocco, raffiguranti due angeli che reggono un drappo marmoreo che avvolge parte del bacino e "copre" il tavolo che lo sorregge.
Piazza Stesicoro - Al centro, si possono vedere i resti di un vastissimo anfiteatro romano (105 m per 105) che poteva accogliere più di 15000 spettatori. Oggi è purtroppo in gran parte nascosto dalla soprastante piazza ed edifici barocchi.
S. Biagio (o S. Agata alla Fornace) - L'attuale edificio settecentesco è stato costruito ove un tempo sorgeva una cappella dedicata alla santa patrona, martirizzata proprio qui. In epoca romana infatti in questa zona erano ubicate le fornaci. All'interno della chiesa una cappella (in fondo a destra) custodisce la carcara (fornace) ove Agata trovò la morte. La chiesa di S. Agata al Carcere, alle spalle della piazza, è stata edificata, vuole la tradizione, sopra la prigione romana ove venne rinchiusa la santa nel 251. L'ingresso è costituito da un bel portale romanico. Di fianco alla chiesa è stato piantato un ulivo selvatico in onore della leggenda che narra che dove Agata sostò, prima di entrare nel carcere, germogliò questa pianta.
Villa Bellini - Questo grande e rigoglioso parco è coperto di vegetazione esotica. Dalla cima della collina (dove si trova un chiosco) si gode di una bella vista sulla città e sull'Etna.
Orto Botanico - Ingresso da via Longo. Nato negli anni '50, raccoglie sia piante locali che specie provenienti da altre parti del mondo. Notevoli gli esemplari di Dracena Drago e di Euforbia Brachiata.
E INOLTRE... Complesso Monumentale di S. Nicolò l'Arena - I Benedettini, uno degli ordini più potenti e ricchi della città, hanno edificato un grandioso monastero (XVI-XVIII sec.) affiancato da una imponente chiesa purtroppo incompleta nella facciata. Il tempio, molto vasto e spoglio, ha un bella cassa d'organo settecentesco (in restauro) alle spalle dell'altare. Nel pavimento del transetto una meridiana del 1841 viene illuminata a mezzogiorno e 13 minuti (un tempo alle dodici spaccate).
Monastero - Il presente edificio risale all'inizio del '700. Il

giovedì 5 febbraio 2009

Sant. Agata

http://www.youtube.com/watch?v=JDFsaRXpoQU&hl=it

Catania, 235? - 5 febbraio 251
Nacque nei primi decenni del III secolo a Catania in una ricca e nobile famiglia di fede cristiana. Verso i 15 anni volle consacrarsi a Dio. Il vescovo di Catania accolse la sua richiesta e le impose il velo rosso portato dalle vergini consacrate. Il proconsole di Catania Quinziano, ebbe l'occasione di vederla, se ne invaghì, e in forza dell'editto di persecuzione dell'imperatore Decio, l'accusò di vilipendio della religione di Stato, quindi ordinò che la catturassero e la conducessero al Palazzo pretorio. I tentativi di seduzione da parte del proconsole non ebbero alcun risultato. Furioso, il proconsole imbastì un processo contro di lei. Interrogata e torturata Agata resisteva nella sua fede. Quinziano al colmo del furore le fece anche strappare o tagliare i seni con enormi tenaglie. Ma la giovane, dopo una visione fu guarita. Fu ordinato allora che venisse bruciata. Ma un forte terremoto scuote Catania, allora il proconsole fece togliere Agata dalla brace e la fece riportare agonizzante in cella, dove muore qualche ora dopo. È il 251. (Avvenire)
Patronato: Pompieri, Catania, Repubblica di San Marino
Etimologia: Agata = buona, virtuosa, dal greco
Emblema: Giglio, Palma, Pinze, Seni (su di un piatto)
Martirologio Romano: Memoria di sant’Agata, vergine e martire, che a Catania, ancora fanciulla, nell’imperversare della persecuzione conservò nel martirio illibato il corpo e integra la fede, offrendo la sua testimonianza per Cristo Signore.
Sant’Agata il cui nome in greco Agathé, significava buona, fu martirizzata verso la metà del III secolo, alcuni reperti archeologici risalenti a pochi decenni dalla morte, avvenuta secondo la tradizione il 5 febbraio 251, attestano il suo antichissimo culto. Agata nacque nei primi decenni del III secolo (235?) a Catania; la Sicilia, come l’intero immenso Impero Romano era soggetta in quei tempi alle persecuzioni contro i cristiani, che erano cominciate, sia pure occasionalmente, intorno al 40 d.C. con Nerone, per proseguire più intense nel II secolo, giustificate da una legge che vietava il culto cristiano. Nel III secolo, l’editto dell’imperatore Settimio Severo, stabilì che i cristiani potevano essere prima denunciati alle autorità e poi invitati ad abiurare in pubblico la loro nuova fede. Se essi accettavano di ritornare al paganesimo, ricevevano un attestato (libellum), che confermava la loro appartenenza alla religione pagana, in caso contrario se essi rifiutavano di sacrificare agli dei, venivano prima torturati e poi uccisi. Era un sistema spietato e calcolato, perché l’imperatore tendeva a fare più apostati possibile che martiri, i quali venivano considerati più pericolosi dei cristiani vivi. Nel 249 l’imperatore Decio, visto il diffondersi comunque del cristianesimo, fu ancora più drastico; tutti i cristiani denunciati o no, dovevano essere ricercati automaticamente dalle autorità locali, arrestati, torturati e poi uccisi. In quel periodo Catania era una città fiorente e benestante, posta in ottima posizione geografica; il suo grande porto, costituiva un vivace punto di scambio commerciale e culturale dell’intero Mediterraneo. E come per tutte le città dell’Impero Romano, anche Catania aveva un proconsole o governatore, che rappresentava il potere decentrato dell’impero, ormai troppo vasto; il suo nome era Quinziano, uomo brusco, superbo e prepotente e circondato da una corte numerosa, con i familiari, un numero enorme di schiavi e con le guardie imperiali, dimorava nel ricco palazzo Pretorio con annessi altri edifici, in cui si svolgevano tutte le attività pubbliche della città. Secondo la ‘Passio Sanctae Agathae’ risalente alla seconda metà del V secolo e di cui esistono due traduzioni, una latina e due greche, Agata apparteneva ad una ricca e nobile famiglia catanese, il padre Rao e la madre Apolla, proprietari di case e terreni coltivati, sia in città che nei dintorni, essendo cristiani, educarono Agata secondo la loro religione. Cresciuta nella sua fanciullezza e adolescenza in bellezza, candore e purezza verginale, sin da piccola sentì nel suo cuore il desiderio di appartenere totalmente a Cristo e quando giunse sui 15 anni, sentì che era giunto il momento di consacrarsi a Dio. Nei primi tempi del cristianesimo le vergini consacrate, con il loro nuovissimo stile di vita, costituivano un’irruzione del divino in un mondo ancora pagano e in disfacimento. Il vescovo di Catania accolse la sua richiesta e durante una cerimonia ufficiale chiamata ‘velatio’, le impose il ‘flammeum’, cioè il velo rosso portato dalle vergini consacrate. Nel mosaico di S. Apollinare Nuovo in Ravenna del VI secolo, è raffigurata con la tunica lunga, dalmatica e stola a tracolla, abbigliamento che lascia supporre che fosse diventata diaconessa. Il proconsole di Catania Quinziano, ebbe l’occasione di vederla e se ne incapricciò, e in forza dell’editto di persecuzione dell’imperatore Decio, l’accusò di vilipendio della religione di Stato, accusa comune a tutti i cristiani, quindi ordinò che la catturassero e la conducessero al Palazzo Pretorio. Qui subentrano varie tradizioni popolari, che indicano Agata che scappa per non farsi arrestare e si rifugia in posti indicati dalla tradizione, in una contrada poco distante da Catania, Galermo, oppure a Malta, oppure a Palermo; ma comunque ella viene catturata e condotta da Quinziano. Il proconsole quando la vede davanti viene conquistato dalla sua bellezza e una passione ardente s’impadronisce di lui, ma i suoi tentativi di seduzione non vanno in porto, per la resistenza ferma della giovane Agata. Egli allora mette in atto un programma di rieducazione della ragazza affidandola ad una cortigiana di facili costumi di nome Afrodisia, affinché la rendesse più disponibile. Trascorse un mese, sottoposta a tentazioni immorali di ogni genere, con festini, divertimenti osceni, banchetti; ma lei resistette indomita nel proteggere la sua verginità consacrata al suo Sposo celeste, al quale volle rimanere fedele ad ogni costo. Sconfitta e delusa, Afrodisia riconsegna a Quinziano Agata dicendo: “Ha la testa più dura della lava dell’Etna”. Allora furioso, il proconsole imbastì un processo contro di lei, che si presentò vestita da schiava come usavano le vergini consacrate a Dio; “Se sei libera e nobile” le obiettò il proconsole, “perché ti comporti da schiava?” e lei risponde “Perché la nobiltà suprema consiste nell’essere schiavi del Cristo”. Il giorno successivo altro interrogatorio accompagnato da torture, tralasciamo i testi degli interrogatori per motivo di spazio, del resto sono articolati diversamente da una ‘passio’ all’altra. Ad Agata vengono stirate le membra, lacerata con pettini di ferro, scottata con lamine infuocate, ma ogni tormento invece di spezzarle la resistenza, sembrava darle nuova forza, allora Quinziano al colmo del furore le fece strappare o tagliare i seni con enormi tenaglie. Questo risvolto delle torture, costituirà in seguito il segno distintivo del suo martirio, infatti Agata viene rappresentata con i due seni posati su un piatto e con le tenaglie. Riportata in cella sanguinante e ferita, soffriva molto per il bruciore e dolore, ma sopportava tutto per l’amore di Dio; verso la mezzanotte mentre era in preghiera nella cella, le appare s. Pietro apostolo, accompagnato da un bambino porta lanterna, che la risana le mammelle amputate. Trascorsi altri quattro giorni nel carcere, viene riportata alla presenza del proconsole, il quale visto le ferite rimarginate, domanda incredulo cosa fosse accaduto, allora la vergine risponde: “Mi ha fatto guarire Cristo”. Ormai Agata costituiva una sconfitta bruciante per Quinziano, che non poteva sopportare oltre, intanto il suo amore si era tramutato in odio e allora ordina che venga bruciata su un letto di carboni ardenti, con lamine arroventate e punte infuocate. A questo punto, secondo la tradizione, mentre il fuoco bruciava le sue carni, non brucia il velo che lei portava; per questa ragione “il velo di sant’Agata” diventò da subito una delle reliquie più preziose; esso è stato portato più volte in processione di fronte alle colate della lava dell’Etna, avendo il potere di fermarla. Mentre Agata spinta nella fornace ardente muore bruciata, un forte terremoto scuote la città di Catania e il Pretorio crolla parzialmente seppellendo due carnefici consiglieri di Quinziano; la folla dei catanesi spaventata, si ribella all’atroce supplizio della giovane vergine, allora il proconsole fa togliere Agata dalla brace e la fa riportare agonizzante in cella, dove muore qualche ora dopo. Dopo un anno esatto, il 5 febbraio 252, una violenta eruzione dell’Etna minacciava Catania, molti cristiani e cittadini anche pagani, corsero al suo sepolcro, presero il prodigioso velo che la ricopriva e lo opposero alla lava di fuoco che si arrestò; da allora s. Agata divenne non soltanto la patrona di Catania, ma la protettrice contro le eruzioni vulcaniche e poi contro gli incendi. L’ultima volta che il suo patrocinio si è rivelato valido, tramite il miracoloso velo, portato in processione dall’arcivescovo di Catania, è stata nel 1886, quando una delle ricorrenti eruzioni dell’Etna, minacciava la cittadina di Nicolosi, posta sulle pendici del vulcano e che venne risparmiata dalla distruzione. Nel 1040 le reliquie della santa, furono trafugate dal generale bizantino Giorgio Maniace, che le trasportò a Costantinopoli; ma nel 1126 due soldati della corte imperiale, il provenzale Gilberto ed il pugliese Goselmo, le riportarono a Catania dopo un’apparizione della stessa santa, che indicava la buona riuscita dell’impresa; la nave approdò la notte del 7 agosto in un posto denominato Ognina, tutti i catanesi risvegliatasi e rivestitasi alla meglio, accorsero ad onorare la “Santuzza”. Nei secoli le manifestazioni popolari legate al culto della santa, richiamavano gli antichi riti precristiani alla dea Iside, per questo s. Agata con il simbolismo delle mammelle tagliate e poi risanate, assume una possibile trasfigurazione cristiana del culto di Iside, la benefica Gran Madre, anche se era appena una quindicenne. Ciò spiegherebbe anche il patronato di s. Agata sui costruttori di campane, perché si sa, nei culti precristiani la campana era simbolo del grembo della Mater Magna. Le sue reliquie sono conservate nel duomo di Catania in una cassa argentea, opera di celebri artisti catanesi; vi è anche il busto argenteo della “Santuzza”, opera del 1376, che reca sul capo una corona, dono secondo la tradizione, di re Riccardo Cuor di Leone. Il culto per s. Agata fu talmente grande, che fino al XVI secolo, essa era contesa come appartenenza anche da Palermo, la questione è stata a lungo discussa, finché a Palermo il culto per la santa, fu soppiantato da quello per s. Rosalia. Anche a Roma fu molto venerata, papa Simmaco (498-514) eresse in suo onore una basilica sulla Via Aurelia e un’altra le fu dedicata da S. Gregorio Magno nel 593. Nel XIII secolo nella sola diocesi di Milano si contavano ben 26 chiese a lei intitolate. Celebrazioni e ricorrenze per la sua festa avvengono un po’ in tutta Italia, perfino a San Marino, ma è Catania il centro più folcloristico e religioso del suo culto, le feste sono due il 5 febbraio e il 17 agosto, con caratteristiche processioni con il prezioso busto della santa, custodito nel Duomo. Vi sono undici Corporazioni di mestieri tradizionali, che sfilano in processione con le cosiddette ‘Candelore’ fantasiose sculture verticali in legno, con scomparti dove sono scolpiti gli episodi salienti della vita di s. Agata. Il busto argenteo, preceduto dalle ‘Candelore’ è posto a sua volta sul “fercolo”, una macchina trainata con due lunghe e robuste funi, da centinaia di giovani vestiti dal caratteristico ‘sacco’. Tante altre manifestazioni popolari e folcloristiche, oggi non più in uso, accompagnavano nei tempi trascorsi questi festeggiamenti, a cui partecipava tutto il popolo con le Autorità di Catania, devotissimo alla sua ‘Santuzza’.
Autore: Antonio Borrelli

Canto contadino

Questo antico canto mi è stato tramandato da mia nonna Angela che era di Termini Imerese, logicamente io vi riporto il poco che ricordo se qualcuno conosce la versione originale me la mandi.Sant Agata quant auto lu suli,fallu pi carita fallu calari, un lu fari pi li patruni, fallu pi li poveri iurnatari, tutti li iurni all ammuccuni li rini si li manciano li cani

http://www.youtube.com/watch?v=U5Xm8JBmsGM&hl=it

mercoledì 4 febbraio 2009

s.biagio



Biagio, vissuto nel IV secolo, era un medico di origine armena. Divenne vescovo della città di Sebaste dove operò numerosi miracoli. Arerstato dal preside Agricolao durante la persecuzione ordinata da Licinio, fu imprigionato, lungamente picchiato e sospeso ad un legno, dove con pettini di ferro gli fu scorticata la pelle e quindi lacerate le carni. Dopo un nuovo periodo di prigionia, fu gettato in un lago, dal quale uscì salvo, quindi per ordine dello stesso giudice, subì il martirio decapitato insieme con due fanciulli e dopo l'uccisione di sette donne arrestate perché raccoglievano le gocce di sangue che scorrevano dal corpo dello stesso martire, durante il suo supplizio. E’ stato innalzato alla dignità di santo ed è invocato contro i mali di gola, perché durante la sua prigionia, guarì miracolosamente un ragazzo che aveva una lisca di pesce conficcata nella trachea. E’ Patrono di Maratea, città che ne conserva le reliquie. Secondo la tradizione, queste, insieme a quelle di san Macario, giunsero a Maratea nel 732, quando una nave proveniente da un porto orientale, si arenò a causa di una tempesta presso l'isolotto di S. Janni. Gli abitanti del Castello raggiunsero l'imbarcazione per portare soccorso e vi trovarono oltre l’equipaggio, le sacre reliquie conservate in un urna marmorea, che fu portata in cima al monte dove rimase custodita. Il 3 maggio 1941 fu fatta una ricognizione ufficiale per il riconoscimento di quanto contenuto nell’urna: il torace, una parte del cranio, un osso di un braccio e un femore del santo armeno. La venerazione di Maratea per il santo protettore accrebbe l'evento miracoloso della santa manna. in più di un’occasione, la statua e le pareti della basilica si ricoprirono, e in modo abbondante, di un liquido acquoso, di colore giallastro, raccolto dai fedeli e adoperato con estrema devozione per la cura dei malati, in quanto proprietario di poteri taumaturgici. Fu papa Pio IV, all’epoca vescovo di Cassano, che nel 1563 riconobbe il liquido come “manna celeste”. San Biagio è ricordato dalla chiesa il giorno natale, cioè il 3 febbraio, quando fu decapitato, ma a Maratea la festa patronale si celebra nella seconda domenica di maggio con un cerimoniale stabilito da un protocollo vecchio di secoli. I festeggiamenti durano otto giorni e si aprono il sabato precedente la prima domenica di maggio con la processione al Castello, detta "S.Biagio va per la terra". Il giovedì successivo, il simulacro del Santo viene portato a Maratea Inferiore, ela mattina della seconda domenica di maggio la statua, coperta col drappo rosso, torna nella sua abituale sede al Castello.

L’"osso della gola" di san Biagio con il quale si benedicono i fedeli, dal 1617 è ai Ss. Biagio e Carlo ai Catinari [Roma].

Militello rosmarino ME





Militello Rosmarino (C.A.P. 98070) dista 221 Km. da Agrigento, 177 Km. da Caltanissetta, 132 Km. da Catania, 136 Km. da Enna, 126 Km. da Messina, alla cui provincia appartiene, 149 Km. da Palermo, 237 Km. da Ragusa, 191 Km. da Siracusa, 248 Km. da Trapani.
Il comune conta 1.567 abitanti e ha una superficie di 2.967 ettari per una densità abitativa di 53 abitanti per chilometro quadrato.
Sorge in una zona montana litoranea, posta a 420 metri sopra il livello del mare.
Il comune è sito in contrada S. Maria, tel. 0941-728288 fax. 0941-728074.
Posto su un colle che si affaccia sulla Valle Rosmarino, Militello Rosmarino presenta come attività economica principale l'agricoltura. Le colture prevalenti sono le olive, le granaglie, l'uva da mosto e i fichi che vengono esposti nell'annuale Fiera che si tiene nel mese di giugno
Il nome Militello deriva da Meleto che signfica "campo di mele", mentre l'appositivo Rosmarino deriva dal nome della omonima e vicina valle. Non possediamo molte notizie storiche sul paese, tuttavia sappiamo che il borgo esisteva già in età normanna.
Durante la dominazione sveva appartenne al demanio regio.
Nel sec. XIV fu conquistata dagli Aragonesi e successivamente fu possedimento di diverse famiglie feudali quali quella dei Russo nel 1400 e quella dei Gallego in seguito, sino all'abolizione dei diritti feudali.
Nel settore dei monumenti di particolare rilevanza architettonica sono la Chiesa di S. Domenico del 1400 al cui interno è custodito il sarcofago con le spoglie della baronessa Laura Russo, opera della scuola gaginesca, la Chiesa di S. Sebastiano che custodisce una pregevole tela seicentesca e la Chiesa Madre dedicata a S. Biagio eretta nel XVI secolo che conserva opere artistiche risalenti al 1600 e al 1700. Interessante è pure il Castello di fattura normanna.

lunedì 2 febbraio 2009

calciomercato Palermo




Palermo: ufficiale l`ingaggio di Hernandez
(Maurizio Zamparini, presidente rosanero)
(AGM-DS) - 02/02/2009 19.07.06 - (AGM-DS) - Milano, 2 febbraio - Palermo scatenato sul mercato: in Sicilia arrivano Abel Hernandez, Sabatucci e Pellegrino, mentre parte Di Matteo. Si chiude, quindi, con il botto la campagna acquisti di gennaio dai rosanero: il nome grosso e` quello di Abel Mathias Platero Hernandez, promettente attaccante del Penarol seguito da moltissimi club europei. Il giocatore ha firmato un contratto che lo lega al club di Zamparini fino al 2013. Hernandez, soprannominato La Joya (il gioiello), era stato vicino anche al Genoa, ma non fu tesserato perche` extracomunitario e per le sue non perfette condizioni fisiche. Ma il Palermo e` stato protagonista anche di operazioni minori. La societa` ha comunicato di avere perfezionato gli acquisti dei difensori Francesco Sabatucci (classe 1991) dalla Cisco Roma e di Eros Pellegrini (classe 1990) dal Treviso. Il primo arriva a Palermo con la formula del prestito temporaneo con diritto di opzione della meta`, il secondo a titolo definitivo. Lascia, invece, la Sicilia il centrocampista Luca Di Matteo che passa al Cittadella con la formula del prestito.e Morganella dal Basilea non esprimo giudizi vedremo se e quanto giocheranno i nuovi acquisti, Morganella giocava sempre pochissimo,hernandez mi da dubbi ho letto che forse aveva un aritmia cardiaca.

protezionismo

http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=14381&sez=HOME_NELMONDO&npl=&desc_sez=
http://www.iremspa.it/indexit.htm
80 nostri connazionali sono in Inghilterra perche la loro azienda ha vinto un appalto gli operai inglesi scioperano e il senatur?(con questa crisi il lavoro in Padania deve essere solo per lumbard) grazie Senatur per
come ci dai certezze

domenica 1 febbraio 2009

Atalanta-Catania Genoa-Palermo

Vergognosi arbitraggi a bergamo e genova non hanno permesso alle siciliane di poter portare a casa il pari,un ennesimo gol annullato al Catania. un gol dubbio per il Genoa
http://www.youtube.com/watch?v=yUf6IYfNvck&hl=itatalanta-catania
http://www.youtube.com/watch?v=fOHoHhHJFGQ&hl=itGenoa-Palermo

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